Si avvicina all'epilogo il processo di impeachment della presidente brasiliana sospesa Dilma Rousseff.

Domani gli 81 senatori si esprimeranno sulla sua destituzione, in un voto che secondo le previsioni sancirà il suo definitivo addio all'incarico.

Nella sessione alla vigilia del voto hanno preso la parola l'accusa e la difesa, che per l'ultima volta hanno tentato di convincere i senatori a schierarsi dalla loro parte. Ieri era intervenuta direttamente Rousseff, che ha negato ogni violazione e definito il processo un mezzo per ribaltare le conquiste di 13 anni di governo di sinistra e per proteggere gli interessi delle élite ricche del Paese.

I sondaggi prevedono più di 56 voti a favore della destituzione definitiva di Rousseff, mentre ne servono 54 perché essa sia approvata.

Se sarà rimossa dall'incarico, a prendere il posto di Rousseff sarà il suo ex vice e da maggio presidente ad interim, Michel Temer, che porterà a termine il mandato sino al primo gennaio 2019, quando consegnerà l'incarico al vincitore delle presidenziali in programma per ottobre 2018.

Il presidente del Supremo tribunale federale, Ricardo Lewandowski, che presiede il processo come garante costituzionale, ha annunciato che il voto finale del Senato è atteso mercoledì mattina (ora locale). Prima, dovranno intervenire oltre 60 degli 81 senatori, coloro che si sono registrati per parlare nel dibattito finale.

Quest'anno la popolarità di Rousseff è scesa a percentuali a una sola cifra, in parte per lo scandalo legato alla compagnia Petrobras e in parte per la recessione economica che molti brasiliani imputano alle politiche del suo governo.

Temer, intanto, è così fiducioso nella destituzione da aver programmato di parlare alla nazione domani, prima di partire per il G20 in Cina dove ha intenzione di presentarsi come il nuovo presidente del Brasile.

Manifestazioni a favore della delfina dell'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva, però, si sono tenute ancora poche ore fa a San Paolo, culminate in disordini e interventi della polizia.

Secondo l'accusa, Rousseff dovrebbe essere condannata e destituita non solo per le violazioni delle regole sul budget di cui è accusata, ma anche per gli scandali legati alla corruzione e la recessione economica.

La prima donna alla guida del gigante sudamericano è accusata di una serie di manovre con cui sono stati truccati i conti fiscali durante la sua campagna di rielezione nel 2014. Irregolarità, sottolineano la difesa e i contrari alla destituzione, che sono state usate in precedenza da molti presidenti eletti, senza conseguenze.

L'autrice della richiesta di impeachment, l'avvocata Janaina Paschoal, oggi in Senato ha affermato che il processo non debba limitarsi alle accuse formali, ma debba tenere in considerazione i "danni" del governo al Paese.

"Si potrebbe dire che questo vada oltre l'obiettivo del processo, ma questa è la realtà e voi, come senatori, non potete votare ignorando la nostra realtà", ha detto rivolgendosi all'aula. "Il mondo deve sapere che non stiamo solo votando sulle questioni contabili", ha sottolineato.

La difesa di Rousseff, invece, ha ribadito le posizioni esposte ieri dalla presidente sospesa. L'avvocato José Eduardo Cardozo l'ha definita una "vittima di un'élite politica ed economica" e ha affermato che le accuse non sono che "meri pretesti" per "rimuovere una persona onesta che infastidisce" quell'élite.

Rousseff, secondo Cardozo, è "vittima di una cospirazione" iniziata a ottobre 2014, quando fu rieletta per un secondo mandato, e se sarà destituita vorrà dire che sarà avvenuto un "colpo di stato".

"Gli sconfitti nel 2014 hanno complottato", secondo Cardozo, con i settori economici, costruendo "la tesi di irregolarità che non ci sono, che non esistono e che non sono state provate". "I golpe non si fanno più con le armi. Siccome non si possono più chiamare i carri armati, allora si usano pretesti giuridici e irrilevanti", ha concluso, "per rimuovere i presidenti eletti alle urne".
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