Dieci anni fa Hina Saleem, 20enne pakistana, venne sgozzata dal padre Mohammed Saleem, a Sarezzo in provincia di Brescia, perché voleva vivere all'occidentale e si era ribellata alle ferree regole imposte dalla religione e dalla sua famiglia.

L'uomo, che insieme ad altri parenti seppellì il corpo della figlia nel giardino di casa, fu condannato a 30 anni di carcere e il delitto fece enorme scalpore, portando ferocemente alla ribalta in Italia il tema delicatissimo dello scontro di civiltà e dell'integrazione religiosa.

Ora, a dieci anni di distanza, parla Bushra Begun, la madre di Hinam che in un'intervista al Giornale di Brescia dice di aver perdonato il marito e di aspettare il suo ritorno a casa: "ci sono altri figli e sono legata a lui".

"Mio marito non ha ucciso Hina perché vestiva o viveva all'occidentale o perché non rispettava le nostre tradizioni - dice la donna -, a mio marito piace la scuola di questo Paese, piace tutto, il suo è stato un momento di rabbia, ha perso la testa, succede anche a chi non è musulmano".

La madre della giovane con la famiglia, ha lasciato la casa del delitto per trasferirsi a Lumezzane.

"Io non ero con mio marito quel giorno, ma so che ha litigato con Hina e ha perso la testa. Tutto qui, non c'entra che era troppo occidentale - conclude la donna -. Non le abbiamo mai detto fai una cosa e non farne un'altra. È stato solo un litigio tra loro".
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