Era in aula, ieri, davanti alla Corte d'assise, Alessandro Musini, il 52enne sardo accusato di aver ucciso la moglie, la cagliaritana Anna Mura, 54 anni, nella loro casa di Castenedolo (Brescia) il 16 marzo 2015.

L'uomo si è sempre dichiarato innocente, ma contro di lui ci sono alcuni elementi: quando è stato fermato, il giorno dopo il delitto, in un parco, era in stato confusionale; sui suoi vestiti e sulla sua auto c'erano delle macchie di sangue, appartenenti alla moglie. E mentre tutti lo cercavano, dopo aver trovato il cadavere di Anna, lui girovagava per la città; inoltre la moglie, il giorno in cui è stato uccisa, sarebbe dovuta andare a denunciarlo per maltrattamenti.

All'udienza di ieri, la prima del processo, i suoi avvocati hanno fatto emergere una circostanza non valutata finora: una foto fatta sulla scena del delitto, la camera dei coniugi, ritrae un oggetto metallico sotto il letto, simile a un piercing.

E il figlio minore, Danilo, portava proprio un piercing, che però è stato ritrovato nel cassetto del comodino di suo padre, secondo quanto ricorda un maresciallo dei carabinieri.

Di qui il dubbio: quello sotto il letto era davvero l'orecchino di Danilo? Se così fosse, dovrebbe trovarsi ancora sotto il letto, perché tutto è stato messo sotto sequestro.

Danilo, che aveva 15 anni, quella mattina era andato di corsa dai vicini: "Ho trovato mamma in un lago di sangue", aveva detto, raccontando di essere stato fino ad allora chiuso nella sua cameretta e di non aver sentito nulla di sospetto.

Eppure la donna aveva il cranio fracassato e molte ferite sul collo.

E nella camera del figlio è stata anche trovata una traccia di sangue, riconducibile al ragazzo.

Era stato lo stesso Danilo a dare poi l'allarme e all'arrivo dei carabinieri aveva segnalato: "Manca un batticarne in metallo da una mensola".

Oggetto compatibile con l'arma del delitto, ma che non è mai stato ritrovato.

Altra circostanza al vaglio degli inquirenti: Anna Mura, hanno detto i figli, quando è stata uccisa doveva andare a sporgere denuncia contro il marito, per uno schiaffo che lui, qualche sera prima, le ha aveva dato nel corso di una banale lite; il figlio maggiore Cristian era già andato dai carabinieri, ma i militari lo avevano invitato a ripresentarsi il giorno seguente.

Il pubblico ministero ha disposto altre perizie sulle tracce di sangue nella camera da letto, al fine di verificare la reciproca posizione omicida-vittima.
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