Dopo le dichiarazioni di Pierluigi Pinna, titolare del più grande caseificio della Sardegna e quindi pezzo importante del Consorzio di tutela del pecorino romano, è stato il finimondo.

«La qualità del latte sardo è ormai inferiore a quella di tutto il resto d’Europa», ha dichiarato, anche per mettere una pezza sulla notizia del carico di formaggio rumeno destinato allo stabilimento di Thiesi. Ieri nel pieno del polverone la precisazione che suona come un dietrofront: "Il latte sardo è ottimo. Sono stato frainteso".

Ma per tutta la giornata l'iniziale pollice verso ha acceso il dibattito. «Ma di che qualità sta parlando Pinna? Noi partecipiamo a diversi progetti europei e mai è venuto fuori che pecchiamo in qualità», avvisa Andrea Cabiddu, ricercatore dell’Agris, l’agenzia regionale che cura la qualità delle produzioni.

«Se parla solo di grassi e proteine lo fa da industriale, perché da un litro di latte può produrre più formaggio. Ma la qualità della materia prima non è data solo da questi parametri. Insomma, mi chiedo se gli interessi l’origine del prodotto, la salubrità dei pascoli, il legame col territorio».
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