Si muove con la "pattadese" in tasca, ma non l'ha mai usata, racconta Andrea (nome di fantasia), 51enne originario di un paese del Cagliaritano con 4mila abitanti e da quasi due anni clochard a Roma.

Il coltello gli serve per tranquillità perché, nonostante abbia imparato come star lontano dai guai, vuole sentirsi in grado di difendersi.

Andrea, "ma chiamatemi Biancaneve", vive per strada, mentre la sua famiglia (una compagna, sarda anche lei, e due figli di 10 e 5 anni) sta a Bologna; chiede l'anonimato perché "loro non devono sapere", quando li va a trovare, una volta al mese, "dico che lavoro, li porto a prendere il gelato".

La discesa personale inizia nel 2012: vive a Bologna, ha un lavoro, una casa e un mutuo da pagare. L'azienda di cui è dipendente, però, chiude e licenzia 25 operai, tra cui anche Andrea.

In un anno i soldi della liquidazione finiscono, "e in quattro non tiri avanti. Apri il frigo, non c'è la carne, non puoi comprarla"; i rapporti con la compagna cominciano a diventare difficili, e arrivano anche alle mani: "Niente, soldi, niente amore".

Nel frattempo l'uomo estingue il mutuo, intesta l'appartamento ai bambini, una parte l'affitta e quello che guadagna lo destina alla famiglia: "Sono barbone, ma mica scemo. Se faccio una cavolata loro non devono pagarne le conseguenze". Lei intanto si rimette a lavorare, e Andrea decide di andarsene; destinazione: Roma.

Senza un letto dove dormire, con pochi soldi, uno zainetto con un cambio, ben presto comincia a capire come funziona la vita per strada, e conosce Roberto, "sardo come me". È lui ad insegnargli qualche trucchetto, per esempio come evitare le risse e i pazzi.

È morto pochi mesi fa, aveva il diabete e gli avevano anche amputato una gamba: "Lo chiamavano Il Cuoco, perché cucinava col fornelletto al binario 6, da 20 anni".

La vita di Andrea è scandita da importanti appuntamenti: al mattino ci si muove per arrivare a una delle mense che garantiscono il pranzo ai senzatetto, "se ti organizzi riesci a mangiare in due posti diversi in un'ora", poi al pomeriggio un salto in biblioteca, con l'abbonamento può leggere quotidiani e libri. Talvolta si dedica a un lavoretto redditizio: trova i giornali gettati nei cestini e li rivende, in serata, a 50 centesimi, "la gente se li compra".

E alla sera cerca ospitalità in una delle strutture che consentono di restare per tutta la notte e di farsi anche una doccia.

In inverno, quando fa freddo, c'è un'unica soluzione: salire sui tram che fanno un percorso lungo, per esempio il numero 3, dall'Ostiense a Valle Giulia, "un'ora e dieci all'andata, un'ora e dieci al ritorno, e dormi al calduccio".

E quando cede alla malinconia a volte pensa di farla finita, gli succedeva soprattutto all'inizio di questa vita raccontata nella sua durezza al Corriere, "ma sono tosto, sono sardo, poi passa".
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