Prima il suono delle launeddas, poi il canto dei patrioti sardi contro i feudatari annunciano l'apertura della edizione 2016 di Sa Die de sa Sardigna.

La giornata delle celebrazioni, organizzate dalla Fondazione Sardinia, è cominciata a palazzo Viceregio, a Cagliari, a pochi metri dalle strade in cui si svolse la storica rivolta antipiemontese del 28 aprile 1794. "Non si tratta solo di una giornata di celebrazioni", dice l'assessore regionale della Cultura Claudia Firino.

"Quello che è successo il 28 aprile del 1794 è stato un momento importante per la storia dell'isola che, però, lancia messaggi che valgono ancora oggi. Se in quel giorno fossimo stati più uniti forse l'esito di quella cacciata sarebbe stato più duraturo". "Dobbiamo evitare di dividerci", dice Nereide Rudas, presidente del comitato Sa Die. "È la festa di tutta la Sardegna. In un momento difficile come questo, Sa Die ci interroga e ci chiede quale idea di Sardegna abbiamo e dobbiamo avere per i nostri figli".

Le migrazioni, da e verso l'Isola, e il gemellaggio istituzionale con la Corsica sono i due temi al centro della festa in ricordo della cacciata dei piemontesi del 28 aprile 1794.

Al teatro Massimo di Cagliari, manifestazione con le testimonianze di emigrati sardi e rappresentanti delle comunità straniere nell'Isola, nel segno di quella "Sardigna terra de migrantes" cui la Giunta regionale ha voluto dedicare Sa Die 2016 (suscitando le proteste del centrodestra, che accusa l'esecutivo di aver snaturato il senso della giornata dell'orgoglio patriottico isolano).
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