"Sono Salvo, mi senti? Stavamo bene ora no, sono rimasto da solo e ho bisogno di cure mediche. Ti prego, parla con telegiornali, con i giornali, muovi tutto. La Bonatti non vuol sapere niente, vedi di muovere tutto quello che puoi muovere".

E' il 13 ottobre del 15 e al telefono, dalla Libia, c'è Salvatore Failla. Chiama la moglie Rosalba Castro e chiede aiuto. In realtà il messaggio è registrato, la moglie se ne accorge, chiede di parlare con il marito. Chiede "dove sono Fausto, Gino e Filippo", gli altri ostaggi. Niente. "Uno dei sequestratori si sforzava di parlare italiano", ha riferito la donna.

Rosalba Castro non ha mosso nulla perché al ministero degli Esteri le hanno detto che era meglio così. "Non risponda più alle telefonate, non dica nulla, non riferisca a nessuno della telefonata, è una questione di sicurezza", le hanno intimato dalla Farnesina.

"Il risultato è che mio marito è stato ucciso, questo ha ottenuto lo Stato Italiano".

La telefonata è stata fatta ascoltare questa sera dalla moglie di Failla che assieme alle figlie e ai suoi legali ha convocato una conferenza stampa per esternare la sua rabbia.

"Siamo stati in silenzio, che cosa abbiamo ottenuto? Nulla", si è sfogata la donna.

Una delle figlie dell'ostaggio rapito assieme a Fausto Piano nel luglio del 2015 e ucciso una settimana fa in Libia ha rincarato la dose"Lo Stato italiano non ci ha supportato, ci ha prese in giro"

La moglie dell'ostaggio ucciso, che ieri aveva polemizzato anche con il presidente della Repubblica Mattarella che aveva espresso solidarietà alla famiglia, ha detto di non volere i funerali di Stato.

"Non sono stati in grado nemmeno di proteggere il corpo di mio marito in occasione dell'autopsia. Volevamo farla a Roma ma abbiamo saputo che l'Italia è stata costretta a dare i corpi per l'autopsia con le armi puntate alla testa".
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