Ucciso durante una sparatoria a Sabrata, in Libia.

Fausto Piano, tecnico di Capoterra rapito a Luglio insieme ad altri tre colleghi della Bonatti spa, sarebbe stato usato come scudo umano dai terroristi dello Stato Islamico.

Secondo la Farnesina - che in mancanza del corpo non può dare la conferma ufficiale alla notizia diffusa questa mattina - i due italiani uccisi durante un conflitto a fuoco tra le milizie fedeli al Governo di Tripoli e i jihadisti sarebbero proprio Fausto Piano e Salvatore Failla.

Secondo quanto riferito al Copasir dal sottosegretario con delega ai Servizi segreti Marco Minniti, invece, sarebbero vivi Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, gli altri due dipendenti della Bonatti rapiti lo scorso luglio in Libia.

A esprimere vicinanza alla famiglia di Fausto Piano e a quella di Salvatore Failla molti esponenti del mondo politico italiano.

Intanto Capoterra è un paese sotto choc: la famiglia Piano, fin dal giorno del rapimento, ha atteso in silenzio che il Governo facesse tutto il possibile per riportate a casa Fausto.

Ora, però, le speranze di poterlo riabbracciare sembrano del tutto svanite.

Gli amici e i parenti non riescono a darsi pace e parlano di lui (nel video di Gianluigi Deidda) come di una bravissima persona e di un gran lavoratore.

In base alle ultime ipotesi, gli ostaggi italiani sarebbero rimasti uccisi durante un blitz delle milizie libiche alleate del Governo di Tripoli che tentavano di liberarli dai rapitori dell'Isis.

Una versione che aspetta una conferma ufficiale e che va ad aggiungersi ai primi elementi trapelati questa mattina.

Secondo le fonti, infatti, gli italiani sono rimasti uccisi negli scontri fra jihadisti e forze libiche avvenuti ieri sera nella zona sud della città di Sabratha; secondo altre sarebbero stati uccisi dai jihadisti che li tenevano in ostaggio.

Secondo una terza versione sarebbero stati usati come scudi umani dai terroristi.

Altri sostengono che sarebbero stati uccisi dai terroristi durante un trasferimento.

Nella sparatoria sarebbero morti anche otto presunti jihadisti, la maggior parte di nazionalità tunisina. Tra le vittime anche una donna è morta mentre un bambino è rimasto ferito.

CHI ERA FAUSTO PIANO - Fausto Piano, 60 anni, era un supervisor della Bonatti spa di Parma e quando è stato rapito, nel luglio 2015, da pochi giorni aveva fatto ritorno a Tripoli dopo una vacanza a Djerba in Tunisia e a Cala Gonone, nella sua amata Sardegna.

Piano e i suoi colleghi erano stati assaliti da quattro uomini con il volto coperto, spogliati dei vestiti per il timore che avessero un localizzatore gps e portati via in tutta fretta.

"Sono stati catturati a Zuara da un veicolo che li seguiva. I sequestratori - aveva spiegato la Farnesina - hanno fermato il veicolo in cui gli italiani viaggiavano, uno di loro ha guidato l'auto e l'ha condotta a una destinazione sconosciuta".

Gli altri tre assalitori nel frattempo avevano catturato l'autista e lo avevano abbandonato vicino a Mellitah.

I rapitori avevano scelto un luogo molto frequentato dai trafficanti di esseri umani costringendo gli italiani a cambiarsi gli abiti, temendo che portassero addosso dispositivi di localizzazione.

Un contadino aveva raccontato all'agenzia di stampa Efe di avere visto i vestiti degli italiani, abbandonati a terra assieme ad alcuni telefoni cellulari.

Un altro testimone aveva affermato che "il sequestro si è verificato come risposta al governo italiano, dopo che le autorità marittime hanno arrestato sette trafficanti di migranti nella zona marittima della città di Zuara, e li hanno consegnati alla giustizia".

Fonti di sicurezza della vicina Sabrata avevano ipotizzato che i sequestrati fossero in mano ai miliziani di Jeish al Qabail, Esercito delle tribù, tra i gruppi che sostengono il governo di Tripoli.

IL DOLORE DELLA FAMIGLIA DI PIANO - I familiari di Fausto Piano sono chiusi nel dolore. Nella casa di via Carbonia, dopo la comunicazione della Farnesina, la moglie e i figli hanno perso ogni speranza di riabbracciare Piano, sequestrato il 19 luglio scorso nella zona di Mellitah in Libia, dove lavorava per la Bonatti.

Il 31 luglio scorso, alcuni giorni dopo il rapimento, a Capoterra, era stata organizzata una fiaccolata per le vie del paese alla quale avevano partecipato tantissimi concittadini, sindaci e amici di Piano provenienti dai paesi limitrofi, unendosi al dolore della famiglia. "E' stato un modo di stare vicini alla famiglia ", ha detto il sindaco di Capoterra, Francesco Dessì.

REAZIONI POLITICHE - "Apprendiamo che due nostri connazionali in Libia molto probabilmente sono stati uccisi nella regione di Sabrata. Credo che il Parlamento debba essere informato al più presto da parte del governo di quello che sta succedendo in Libia", ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

"Esprimiamo cordoglio ai familiari dei due italiani uccisi in Libia. Riteniamo necessario che su questa tragedia e sulle vicende della Libia sia informato il Parlamento. Appare singolare che si proceda a una riunione del Copasir che, come è noto, è organo non rappresentativo del Parlamento. L'escalation libica impone trasparenza di decisione e coesione totale, soprattutto alla luce di questa tragedia che colpisce lavoratori presi in ostaggio". Lo dichiara Maurizio Gasparri (FI).

LA TESTIMONIANZA DELL'EX OSTAGGIO - "Ogni volta è un colpo, un duro colpo, tremendo. Io e la mia famiglia abbiamo sperato che tutto si risolvesse in maniera diversa". Così, Gianluca Salviato, il tecnico veneziano rapito in Libia a marzo 2014 e liberato a metà novembre dello stesso anno, commenta i tragici sviluppi sul rapimento dei quattro dipendenti italiani della società di costruzioni Bonatti, sequestrati in Libia lo scorso luglio. "Conosciamo per la nostra esperienza - sottolinea Salviato - la bravura e l'impegno degli uomini e della donne che lavorano alla Farnesina. Purtroppo la Libia è diventata un luogo imprevedibile. Da quando ho avuto la notizia del loro rapimento ho sempre seguito la vicenda e ho sempre sperato in un loro rientro".

LA BONATTI, SCHEDA - La Bonatti spa è un general contractor internazionale con sede a Parma, leader del settore olio e gas. Nata nel 1946 dall'ingegnere Saul Bonatti diplomato in Scienze matematiche, fisiche e naturali nel 1925, oggi la Bonatti Spa conta oltre 6mila dipendenti e offre in tutto il mondo servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione di impianti per l'industria dell'energia.

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