Passeggiava tra le vie del centro dopo un pomeriggio passato assieme agli amici, quando a un certo punto si è imbattuto su una serie di volantini, sparsi in mezzo alla strada.

Piccoli manifesti, dove in ognuno c'era stampato a caratteri cubitali un nome e un cognome, con due foto sottostanti: una ritraeva un nudo integrale di un uomo e l'altro il viso di un giovane ragazzo.

Poi una scritta, chiudeva il manifestino con una frase a dir poco ingiuriosa: «Queste sono le foto che ha mandato quest'essere indegno sul computer di mio figlio di 12 anni. Sporco pedofilo. Genitori state attenti a quest'animale».

«Quando ho capito che l'accusa di pedofilia era rivolta a me - racconta Daniele Lampis - mi è caduto il mondo addosso».

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