Sono passati sei mesi da quel tragico Ferragosto a San Giovanni di Sinis. E gli amici di Vincenzo Curtale, il giovane oristanese morto per salvare alcuni turisti in difficoltà in mare, non si danno pace.

Vogliono andare fino in fondo per conoscere la verità. «Vogliamo che sia fatta giustizia, Enzo non doveva morire così» dice Federico Figus, presidente dell'associazione "Amici del mare".

Sono stati proprio gli amici di Vincenzo a mettersi in campo per scavare e capire cosa è accaduto.

Hanno raccolto testimonianze, foto e sono convinti che qualcosa non abbia funzionato anche nei soccorsi: non solo mancavano i bagnini, ma la prima ambulanza aveva persino il defibrillatore fuori uso.

Sono certi che se si fosse intervenuti tempestivamente, oggi Vincenzo sarebbe ancora con loro.

L'associazione "Amici del mare", costituita proprio dopo la tragedia per cercare di creare un sistema organizzato per il salvamento a mare, è pronta a vigilare affinché non accadano più simili fatti.

A breve saranno organizzati incontri con gli studenti per cercare di sensibilizzare i ragazzi sui pericoli del mare e per spiegare come ci si deve comportare in determinate situazioni di difficoltà.

Prima dell'estate sarà distribuito anche un opuscolo a fumetti per cercare di raccontare come era la situazione del mare quando è accaduta la tragedia e cosa si sarebbe dovuto fare.
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