Un professore universitario lamenta di aver trovato "ostruzionismo" nel corso di alcuni lavori di scavo a Sant'Antioco. La redazione è disponibile a riportare eventuali repliche.

***

Gentile redazione,

sono coordinatore scientifico di una missione archeologica dell'Università di Tubinga, Germania, che ha ottenuto una concessione dal Ministero per i Beni Culturali per ricerche archeologiche sul santuario-Tofet fenicio di Sant'Antioco.

La Missione è diretta da un'altra studiosa italiana, emigrata in Germania per trovare lavoro come tanti altri giovani.

Giunti sul luogo carichi di entusiasmo e sperando in fruttuose sinergie con le autorità locali, ci siamo trovati di fronte ad una totale opposizione da parte della giunta comunale, che ha fatto di tutto per ostacolare il nostro lavoro con un atteggiamento ostruzionistico oltre ogni immaginazione.

Siamo venuti poi a sapere che il Comune aveva presentato un proprio progetto sullo stesso sito, che però non aveva avuto lo stesso successo del nostro presso il Ministero: una pura coincidenza? Abbiamo salutato questo ritorno in Italia come una magnifica occasione per portare nel nostro paese tecnologie, competenze e soldi, senza nulla chiedere, investendo le migliori energie per contribuire alla valorizzazione un sito straordinario ancora in gran parte da esplorare. Il brutale trattamento ricevuto è stato totalmente inaspettato e testimonia un ottuso particolarismo micro-nazionalistico che nulla ha a che vedere con gli interessi della cultura. Che pena per il nostro paese.

Paolo Xella

(Università di Tübingen)

***

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

"Gentile Redazione,

il signor Xella prima di parlare di Sant'Antioco faccia le abluzioni. I suoi toni aggressivi e denigratori con cui esce fuori tema (e competenze) e offende chi da anni lavora nel Comune antiochense con l'obiettivo di valorizzare e promuovere il nostro patrimonio, non ci piacciono affatto.

Non prendiamo lezioni da chi mostra provincialismo spiccio, da chi crede che basti essere tedesco per apparire più bravo degli altri. Non siamo mera terra di conquista: siamo accoglienti e aperti alla ricerca, allo studio, al confronto, a chi punta a valorizzare il nostro patrimonio archeologico. Siamo senza alcun dubbio aperti alla Cultura e nell'ultimo cinquantennio non siamo certo rimasti in attesa dell'arrivo degli studiosi teutonici per elevarci culturalmente.

Non siamo però interessati ai progetti di chi mira ad arricchire il proprio curriculum da poter poi sventolare ai convegni dedicati ai pochi eletti, ma crediamo nei progetti per il territorio, che con esso dialogano e si confrontano.

Quello che da lei è stato chiamato ostruzionismo altro non è che la richiesta del rispetto delle regole, regole certe e valide per tutti, indipendentemente da manifesti complessi di superiorità.

Riteniamo gravemente dannose e calunniose per il Comune di Sant'Antioco le affermazioni di chi immagina che la valorizzazione del patrimonio archeologico locale debba passare obbligatoriamente da scelte calate dall'alto e prive di un coinvolgimento di 'enti di terz'ordine' come il nostro che, secondo certe fantasiose ricostruzioni, brancola nella totale ignoranza sul valore storico e archeologico del territorio che amministra.

E proprio perché pretendiamo che a casa nostra si rispettino le regole e la buona educazione che ci siamo opposti a questo 'progetto' di 'ricerca'.

Perché questa vicenda, cari lettori, è tutta incentrata sul mancato rispetto delle regole, quelle in cui noi crediamo fermamente. E su questo, sia ben chiaro, sono state adite le vie legali.

Quanto al passaggio in cui il signor Xella asserisce che 'Il Comune aveva presentato un progetto sullo stesso sito', rincarando con illazioni di bassa lega, confermo la veridicità di tale affermazione. I nostri Uffici, infatti, avevano redatto e regolarmente protocollato (il protocollo non mente) un progetto sul medesimo sito, mesi prima (!) dell'avvento dell'iniziativa dell'Università tedesca. Progetto che i ricercatori tedeschi, poi, hanno ritenuto sufficientemente valido da essere utilizzato per integrare il proprio per una ridefinizione dell'area d'indagine.

Informiamo inoltre chi legge che anche il Comune di Sant'Antioco ha ottenuto la concessione di scavo presso l'area, rinunciandovi poiché si è ritenuto di dover perseguire l'interesse pubblico della tutela del contesto archeologico, evitando un'aggressione su più fronti dello stesso santuario che avrebbe rischiato di gravare ulteriormente sul fragile deposito archeologico.

Respingiamo con forza le considerazioni su 'un ottuso particolarismo micro-nazionalistico che nulla ha a che vedere con gli interessi della cultura'. Perché le collaborazioni avviate da questo Comune in ambito archeologico dicono esattamente il contrario: attraverso gli studiosi di calibro che nel tempo si sono susseguiti nella ricerca (da Gennaro Pesce a Ferruccio Barreca, Carlo Tronchetti e Paolo Bernardini, da Sabatino Moscati a Piero Bartoloni), con una sede operativa della Soprintendenza, con la presenza di un parco archeologico e un Museo attivi su molti fronti, con la stipula di protocolli d'intesa con l'Università degli Studi di Sassari, con la Scuola Archeologica Italiana di Cartagine, le Fondazioni di Sardegna e del Cammino minerario di Santa Barbara che collaborano congiuntamente per la ricerca, la tutela e la valorizzazione del patrimonio locale, ed ancora con Gemellaggi internazionali che uniscono la nostra terra alla Municipalità di Tiro e al Libano, con l'organizzazione di Congressi internazionali, con annuali attività di studio e ricerca che vedono la partecipazione di studenti provenienti da disparate Università d'Europa e oltre, con la Summer School in Archeologia fenicia e punica. E da ultima la ricca programmazione del mese di luglio che vede la partecipazione di studiosi sardi, italiani, libanesi, tunisini e spagnoli. Ancora, la recente collaborazione con l'Università della Rhur a Bochum per attività di ricerca presso i siti nuragici del territorio.

Per questo motivo Sant'Antioco vuole ancora credere e puntare sui processi partecipativi, su un ruolo attivo delle comunità e dei territori, non su scelte calate dall'alto, ex cathedra, foss'anche dell'Università di Tubinga.

Detto ciò, Sig. Xella, scenda dal pulpito e si chieda come mai questo Comune, per la prima volta nella sua storia, si è opposto a un progetto di scavo presso i siti presenti nel suo territorio. Eventualmente se lo faccia spiegare dagli amici tedeschi, i quali sono sempre benvenuti in terra sarda. Ma a patto che rispettino le regole, certe e valide per tutti e non solo per alcuni. Regole peraltro non scritte da questo Comune, quanto piuttosto dal legislatore".

Ignazio Locci - sindaco di Sant'Antioco

***

Potete inviare le vostre lettere e segnalazioni a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)
© Riproduzione riservata