L’amicizia ha fatto germogliare una iniziativa lodevole. Per l’azienda Sa Marigosa, leader in provincia di Oristano nel settore ortofrutticolo e nella trasformazione dei prodotti sott’olio, è venuto spontaneo aiutare chi da decenni aiuta i meno fortunati. La comunità degli Evaristiani, la compagnia del Sacro Cuore, lavora, infatti, da tempo per dare un tetto e il sostegno a chi si trova in difficoltà: ragazzi con varie situazioni complicate ma anche adulti trovano un tetto sicuro nella casa di Putzu Idu. Fra le tante attività di questa compagnia infaticabile c’è anche la cantina. A pochi passi dal mare cristallino del Sinis, ci sono ettari di storici vigneti che rischiavano di scomparire. Come anche i vini. A dare una seconda vita alla “Cantina Evaristiano”, non più al passo con le stringenti regole di mercato di oggi dove non basta un buon prodotto per emergere, ci ha pensato, appunto, Sa Marigosa. La nota azienda con sede a poca distanza da Mari Ermi, ha deciso di dare una mano a chi non riesce più come prima a portare avanti quelle enormi tenute nate negli anni Venti grazie al fondatore Evaristo Madeddu e la sua consorte Beniamina Piredda.

La cantina degli Evaristiani (foto\u00A0Nonnis)
La cantina degli Evaristiani (foto\u00A0Nonnis)
La cantina degli Evaristiani (foto Nonnis)

Il progetto appena nato è chiaro: si tratta di due realtà storiche dell’Oristanese che hanno deciso di unirsi con due obiettivi: salvare un tesoro inestimabile dove da sempre tanti giovani lavorano per recuperare la crescita fisica e spirituale e il loro inserimento nel contesto sociale, e creare e lanciare nuove produzioni vitivinicole. Sa Marigosa ha deciso di sostenere la produzione e la nascita di alcuni nuovi vini che sono già in produzione. Un bianco e un rosso. Due invece rientrano nella linea biologica. “Abbiamo deciso di intervenire per salvare quella che non è una semplice azienda ma una realtà ben inserita nel territorio ma con pochi mezzi a disposizione per la cura delle proprietà - spiega Paolo Mele, uno dei soci dell’azienda -. Per questo Sa Marigosa, con tutta la sua trasformazione, si occuperà di seguire tutti i processi produttivi e commerciali del vino in modo da non far scomparire questo tesoro storico del territorio”. Paolo Mele spiega che questo progetto è nato dall’amicizia e da un reciproco scambio di intenti: “Quello che gli evaristiani fanno da anni ha un valore inestimabile a livello umanitario. Si tratta di sodalizio importante, una grande sfida per noi. Questa volta non c’è da prendere ma da mettere. Ma non si poteva dire no alla richiesta di aiuto di una realtà che aiuta chi è meno fortunato di noi”. Per Sa Marigosa si tratta solo della prima di una serie di azioni pensate e studiate per contribuire a far sì che un progetto di valore come quello della Cantina Evaristiano possa affermarsi e radicarsi sempre più.

Campi di carciofi (foto Chergia)
Campi di carciofi (foto Chergia)
Campi di carciofi (foto Chergia)

“Stiamo lavorando per investire nel futuro nel settore vitivinicolo biologico. Il discorso del rispetto dell’ambiente e del territorio ci ha conquistato” va avanti Paolo Mele, “e tutti i nostri collaboratori hanno creduto a questa iniziativa e, quindi, l’hanno sposata totalmente. Stiamo lavorando, quindi, per migliorare il sistema e renderlo più efficiente in modo da stare sul mercato”. La sfida è partita con due nuovi vini della linea Capo Mannu: “Ci piace l’idea di identificare il nostro territorio che ha tanto da offrire, anche sotto l’aspetto enogastronomico. Un cannonau e un vermentino. Senza tralasciare la tradizione del Nuragus, un prodotto che fa parte della storia della cantina Evaristiana. Un bel vino per l’estate da gustare ben freddo con il pesce”. Ma non è tutto. “Nei nostri piani c’è anche spazio per il rosso: presto imbottiglieremo un bovale biologico”. Per l’autunno, inoltre, ci sono in programma eventi, fra cui la degustazione in cantina.

La compagnia del Sacro Cuore viene istituita da padre Evaristo Madeddu e madre Beniamina Piredda. Nel 1925 cominciano a mettere mano al progetto di quell'opera. Con alcuni di questi giovani, si avvia la costituzione della prima Comunità dei Confratelli del Sacro Cuore. Evaristo con Beniamina si occupano di attività sociali e caritative. Alla comunità maschile si aggiunge ben presto un ramo femminile, guidato da Beniamina Piredda, che diventa a tutti gli effetti cofondatrice dell'Opera Evaristiana. Insieme a Evaristo attraversa una vita di totale donazione a Dio e di servizio umile, silenzioso, ma estremamente concreto, per i bimbi più piccoli bisognosi di sostegno e cure materne che non trovavano accoglienza in altri istituti di carità.

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