Dell’Olbia dei sardi è il punto di riferimento, il faro, la guida. E chissà dove sarebbe potuto arrivare se la profezia di Massimiliano Allegri, ai tempi del Cagliari, prima che diventasse l’allenatore della Juventus, si fosse avverata. “Presidente, non lo ceda”, avrebbe detto a Massimo Cellino l’allora allenatore dei rossoblù. Su Daniele Ragatzu, promettente attaccante della Primavera rossoblù, aveva messo gli occhi il Chelsea. Era il 2010. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti di una carriera per lunghi tratti segnata da infortuni e sfortuna. Oggi, a 30 anni, Ragatzu non può dire di aver giocato in Champions con i Blues né di essere stato una colonna portante del Cagliari, con cui in Serie A ha totalizzato 43 presenze e 5 reti dopo l’esordio, il primo marzo 2009, a 17 anni, in Cagliari-Torino 0-0 in sostituzione di Alessandro Matri. Gubbio, Verona, Pro Vercelli, Lanciano e Rimini, prima di un brutto infortunio (“Rottura di perone e malleolo”), hanno preceduto la rinascita con la maglia dell’Olbia. Il suo curriculum calcistico avrebbe potuto però raccontare molto altro. Rimpianti? “Per come sono fatto io, no. Avrei dovuto ascoltare qualche consiglio in più di mio padre e di chi mi vuole bene”. Ma il talento resta e la sua carriera tra i professionisti, comunque, il fantasista quartese l’ha fatta. Nei campi di Serie C soprattutto, ma anche quando è ritornato con la maglia dei sogni, quella del Cagliari, si è messo a disposizione della squadra segnando anche una rete, a Reggio Emilia contro il Sassuolo, tra l’altro decisiva.

Stato d’animo. Dopo l’arrivederci al Cagliari, Ragatzu è tornato all’Olbia, a casa sua, nel gruppo di cui è il fuoriclasse. Ultimamente ha avuto un lutto. Non è un caso che parli del padre come della sua roccia: Lello, questo il suo nome, è morto di recente e il fantasista dei galluresi, ancora sotto choc, gli ha dedicato il gol con la Lucchese. “Per me mio padre era un punto fermo, una guida e un amico. Era il mio tutto. Sono ancora sotto choc perché parliamo di eventi che, quando si verificano, lasciano un vuoto immenso”, ha dichiarato in una recente intervista. “Una sensazione di solitudine e di smarrimento che non avrei pensato di provare mai”. Ma, ultimamente, Ragatzu ha avuto anche una grande gioia: “La nascita, sette mesi fa, di mia figlia Vittoria è stata la mia impresa più bella. E sono fiero che mio padre l'abbia conosciuta. Mi sta aiutando a farlo in un periodo non proprio bellissimo per me, per i motivi che ho spiegato”.

Gli obiettivi. Sugli obiettivi dell’Olbia, lascia aperti spiragli interessanti: “Proveremo fino all’ultimo a raggiungere i playoff”, ha concluso Ragatzu. “In squadra ci sono diversi elementi, da Pisano a Occhioni, da Ciocci a Lella, da Boccia a Giandonato, che meritano di provare a raggiungere il sogno playoff per quel che stanno dando. La squadra è un inno alla Sardegna: sarebbe fantastico giocarci gli spareggi per la Serie B, con una squadra come quella schierata domenica dal tecnico Canzi, con sette sardi su undici in campo”. E, già per questo, la squadra di Max Canzi lo meriterebbe per davvero.

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