Bella e garbata, spontanea e disinvolta: debuttò a neanche diciott’anni accanto al re del cinema italiano Vittorio De Sica e recitò con mostri sacri come Paul Newman e Henry Fonda. A Hollywood fece girare la testa a Kirk Douglas e soprattutto al mito James Dean, con cui si sarebbe dovuta sposare. Anna Maria Pierangeli, per tutti “Pier Angeli” aveva un segno particolare: era  cagliaritana. Nel capoluogo sardo nacque con la sorella gemella Maria Luisa - anche lei affermata attrice del cinema francese con lo pseudonimo Marisa Pavan - e trascorse la sua fanciullezza, prima di lanciarsi nel firmamento del grande schermo e ritrovarsi diva italiana a braccetto sul set con le stelle più famose dell’epoca, come Lana Turner, Gene Kelly e Fernandel, finendo praticamente tutte le settimane sui rotocalchi italiani, anche per via di una burrascosa vita privata (tra eccessi e divorzi) che la vide insieme anche all’attore romano Maurizio Arena e al compositore Armando Trovajoli. 

LA FINE PREMATURA 

Se fosse viva avrebbe 89 anni, ma se ne andò cinquant’anni fa (il 10 settembre 1971), quando ne aveva meno di quaranta. Una vita bruciata in fretta tra grandi successi e fallimenti, sino a un ripetuto stato di depressione e alla tragedia finale: venne trovata morta nella sua villa di Beverly Hills, il referto parlò di “intossicazione da sovradosaggio di farmaci”. È stata sepolta - per volere della sorella gemella - a Rueil Malmaison, vicino a Parigi. 

LA GRANDE ASCESA 

Dopo i primi passi mossi a Cagliari - il padre ingegnere-architetto di origine marchigiana lavorò alle bonifiche nell’Isola -  Anna Maria Pierangeli si trasferì con la famiglia a Roma, avvicinandosi giovanissima a Cinecittà. Decisivo il ruolo inconsapevole del padre, contrarissimo all’idea che la figlia salisse su un set: un giorno la portò con sé a casa della pianista e diva del muto Rina De Liguoro, dove lui aveva organizzato dei lavori di ristrutturazione. Venne notata dal regista Leonide Moguy, che la volle subito protagonista in “Domani è troppo tardi” con De Sica. E la futura Pier Angeli sì ritrovo a sfilare alla mostra del cinema di Venezia ad appena diciassette anni. L’anno dopo vinse il  Nastro d’argento, riconosciuto dal Sindacato nazionale dei giornalisti cinematografici italiani. Premio prestigiosissimo che in quel periodo veniva assegnato a ripetizione, quasi di diritto, a una leggenda come Anna Magnani. 

LA CHIAMATA A HOLLYWOOD 

Il balzo in America arrivò in un attimo: si accorse di lei la Metro Goldwin Mayer, che le offrì subito un contratto di sette anni. Fu l’unica attrice italiana che riuscì a strappare un accordo così prolungato. Ebbe il ruolo da protagonista in “Teresa”, guidata Fred Zinnemann, futuro plurivcincitore di premi Oscar. La prima a New York fu un successo e Pier Angeli (nome deciso dalla produzione) si ritrovò ad appena vent’anni diva acclamata. Fu subito paragonata ad altre attrici europee del calibro di Ingrid Bergman e Greta Garbo. Minuta (superava di poco il metro e cinquanta), occhi dolci e un sorriso abbagliante: la Pierangeli era dotata di una spontaneità semplice e non costruita. E Hollywood puntò proprio su quest’immagine da ragazza acqua e sapone della porta accanto.

IL SUCCESSO

Nei primi anni americani l’attrice cagliaritana collezionò diversi successi: Da “I lupi mannari” al fianco di Gene Kelly a “Storia di tre amori”, il film in tre parti dove ebbe un ruolo da protagonista accanto a Kirk Douglas, con cui ebbe un flirt. Poi ci fu “Sombrero”, dove mosse i suoi passi a Hollywood anche un giovane Vittorio Gassman. In “La fiamma e la carne” si trovò accanto a Lana Turner, una delle dive più acclamate dell’epoca d’oro del cinema americano, che condivise con Pier Angeli la tempestosa vita privata. Arrivò anche un grande insuccesso – nel 1954 – con “Il calice d’argento”, kolossal che vide anche l’esordio cinematografico di Paul Newman. E proprio insieme all’affascinante attore dell’Ohio recitò la parte di Norma in “Lassù qualcuno mi ama”, il fim dedicato al pugile italoamericano Rocky Marciano. Con un dettaglio inquietante: la parte di Newman doveva andare inizialmente a James Dean, morto improvvisamente in un incidente stradale qualche tempo dopo la fine di un’intensa storia d’amore proprio con Pier Angeli.

Anna Maria Pierangeli e\u00A0James Dean (foto Ansa)
Anna Maria Pierangeli e\u00A0James Dean (foto Ansa)
Anna Maria Pierangeli e James Dean (foto Ansa)

LA STORIA CON JAMES DEAN

Dopo la morte dell’attore (30 settembre 1955), i particolari della loro relazione divennero pubblici, così da trasformare “Pier” nell’unico vero grande amore dell’attore diventato leggenda. Le storie dell’epoca raccontano che la madre di Anna Maria fosse contraria al loro matrimonio perché l’attore americano non era cattolico. Alla fine del ‘54 Anna sposò quasi a sorpresa il cantante newyokese di origini italiane Vic Damone, gradito dalla famiglia: «E’ un bravo cantante, è italiano e ha un bellissimo avvenire». Il giorno delle nozze, dove era presente mezza Hollywood, James Dean si fece trovare sul piazzale della chiesa. I racconti dicono che restò fino al momento del bacio degli sposi: poi si allontanò in sella alla sua inseparabile moto, indossando il leggendario giubbotto di pelle che gli aveva regalato proprio Anna.

LA CRISI E IL DECLINO

Dal matrimonio con Damone Pier Angeli ebbe un figlio ma l’unione naufragò in fretta tra liti e pressioni psicologiche che la ventiseienne cagliaritana avrebbe subito. Nel frattempo l’attrice sarda perse il contratto e soprattutto la protezione del colosso Metro Goldwyn Mayer. Si ritrovò da sola e dopo il divorzio partì di nascosto di notte per lasciare l’America e tornare in Italia, portando con sé il figlio Perry, nonostante un divieto formale della corte di giustizia di Santa Monica. Fu uno scandalo: la giovane diva venne accusata di rapimento, la notizia riempì per giorni le pagine dei giornali americani e italiani. In Italia tornò sul set e recitò in diversi film: da segnalare “Sodoma e Gomorra” diretto anche da Sergio Leone. Ebbe una storia con Maurizio Arena, popolarissimo interprete di “Poveri ma belli”, e poi si sposò con Armando Trovajoli, direttore d’orchestra, autore delle colonne sonore di decine di film di successo della commedia all’italiana. Con lui ebbe un altro figlio, Howard Andrea, ma in poco tempo si ritrovò di nuovo sola. Recitava a Cinecittà ma era sempre più lontana dal mondo scintillante del cinema. Si chiuse in un profondo stato di depressione, con frequenti ricoveri in ospedale.

IL GIALLO DELLA MORTE

A Hollywood però non si erano dimenticati della stella italiana. Pier Angeli ripartì in America perché a quasi quarant’anni aveva ancora molte richieste: si dice che il suo agente avesse trovato un accordo per recitare nel Padrino, il film-trilogia di Francis Ford Coppola che divenne storia del cinema. Di sicuro aveva strappato una parte nella (poi) fortunatissima serie televisiva Bonanza, anche se Anna Maria probabilmente non fece in tempo a saperlo: il 10 settembre del 1971 la sorella Marisa la trovò morta nella casa che condividevano a Beverly Hills. Una notizia choc che rimbalzò in tutto il mondo. Si parlò di suicidio ma in tanti non credevano a un epilogo del genere per una donna che aveva ritrovato entusiasmo e voglia di vivere la nuova esperienza. Venne aperta un’inchiesta, che due mesi dopo portò a un risultato: l’attrice era morta per uno scompenso cardiaco, dovuto probabilmente all’uso eccessivo di farmaci. Calò così il sipario sulla ragazza partita da Cagliari e diventata diva, ma travolta dall’infelicità e dalla difficoltà di convivere con un mondo dorato che non aveva mai sentito veramente suo.  

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