Il Barisardo è in Promozione. E ha centrato l’obiettivo con netto anticipo rispetto alla fine del torneo, disintegrando tutti i record della Prima categoria. Escludendo il pareggio in casa della Baunese, la squadra di Alberto Cavasin – maestro di calcio che l’estate scorsa ha accettato di rimettersi in gioco in Ogliastra, dopo lunghi trascorsi in Serie A e B - ha annichilito ogni avversario senza possibilità di reazione. Ed è proprio Cavasin, panchina d’oro ai tempi del miracolo salvezza con il Lecce, poi alla guida di molte altre squadre tra cui il Cesena e la Fiorentina della C2, la prima della famiglia Della Valle, il vero protagonista della cavalcata sportiva del Barisardo. Il tecnico ha di recente raccontato la sua gioia per il percorso fatto fin qui e ha aperto importanti spiragli alla società per una permanenza: “Perché no? Sento di continuo il presidente Roberto Ibba, già si parla della prossima stagione. Certo, se mi chiamasse il Real Madrid, ci penserei – ha detto, sorridendo, in una recente intervista con L’Unione Sarda -. Ma qui mi trovo bene: quando passo nel Corso con la mia Panda è un continuo “ciao”. Sono arrivato quasi vegano e astemio, ora mangio pecora in cappotto agli spuntini con un buon bicchiere di vino. E dire che, prima di accettare l’Isola, non mi ero sentito di guidare il mio Treviso in Eccellenza”.

La decisione. La sua scelta di allenare in Prima Categoria, per giunta in Sardegna, lontano da casa, ha attirato l’attenzione dei media di mezza Italia: “Ho ricevuto molte telefonate. Da Lecce, tra cui quella del presidente giallorosso dei miei tempi, Moroni, Firenze e dalla mia Treviso. In Salento un giornale locale mi ha dedicato uno speciale. L’hanno presa per il verso che mi immaginavo. Io, è vero, ho allenato in A e in B. Quando vinsi la Panchina d’oro votarono per me colleghi come Lippi, Ancelotti e altri. Ma le luci della ribalta non mi mancano: l’affetto della gente ogliastrina vale da sola una vittoria. E poi, in fondo, il lavoro è lo stesso in Serie A o tra i Dilettanti». Sono diversi gli ingaggi, però: “Non è questione di soldi, di molto o di poco. Ho rispetto dei sacrifici che fanno a Bari Sardo per me, lo staff e la squadra. La mia non è umiltà: con me stesso sono presuntuoso ho accettato una sfida. Questo non significa che non sarei in grado di ripartire pure nelle categorie più alte. Se non ci sono più dipende da tanti fattori”.

Il futuro. Prima di arrivare in Ogliastra, Cavasin era senza squadra da oltre tre anni. Era stato esonerato dal Santarcangelo, in Serie C, e in seguito, in Inghilterra dal Leyton Orient, squadra di quarta serie da dove aveva cercato di far ripartire la sua carriera a cinque anni dall’esperienza alla Sampdoria. Nel 2011, infatti, fu chiamato a Genova per provare a salvare i blucerchiati. Ma la situazione pesantissima che si era creata dopo gli addii degli elementi migliori della squadra, che l’anno prima si era addirittura qualificata per la Champions, portò a una clamorosa retrocessione. “A Barisardo la mattina faccio lunghe passeggiate, al mare”, chiude l’allenatore. “Sento tutto l’affetto di questo splendido borgo ed è un’emozione unica, ogni giorno”. Ora l’avventura può continuare.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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