Appuntamento con la storia. Quello che comincia lunedì a New York è sicuramente il torneo più importante della vita per Novak Djokovic: se dovesse vincerlo, completerebbe il Grande Slam, cioè vincerebbe nello stesso anno tutti i quattro tornei più importanti al mondo (ha cominciato a gennaio trionfando a Melbourne, poi ha proseguito la straordinaria stagione nel giugno parigino al Roland Garros e all’inizio dell’estate londinese sui prati di Wimbledon). Inoltre, il trentaquattrenne serbo staccherebbe nella classifica dei Major vinti gli eterni rivali Roger Federer e Rafa Nadal.

Le tre stelle del tennis mondiale sono appaiati a quota venti titoli, ma mentre Djokovic si presenta sul cemento newyorkese con il pronostico dalla sua, sia lo svizzero sia lo spagnolo sono fermi ai box per problemi fisici. Federer dovrà sottoporsi a un altro intervento chirurgico al ginocchio che per i più sembra il preludio al ritiro (Roger ha 40 anni), mentre Nadal deve fare i conti con una malattia cronica che gli crea problemi a un piede e si ripresenterà nel circuito soltanto nel 2022.

Djokovic ha già vinto a Flushing Meadows nel 2011, nel 2015 e nel 2018 e insegue il sogno di ripetere l’impresa del Grande Slam riuscita a Rod Laver nel 1962 e nel 1969. Quando è in forma il serbo sembra un tennista invincibile, il giocatore perfetto, per usare le parole del coach statunitense Nick Bollettieri. Non ha punti deboli dal punto di vista tecnico; la vita, cioè la fuga dall’ex Jugoslavia in preda alla guerra civile gli ha temprato il carattere e gli ha consentito di affinare il suo gioco alla corte del coach italiano Riccardo Piatti che lo ha seguito da bambino a Como; ha una preparazione fisica e un’elasticità invidiabili per chiunque e ineguagliabile per atleti della sua età. Djokovic potrà non entusiasmare i puristi del tennis orfani di Federer, può infastidire certe volte con il suo atteggiamento in campo chi ammira la correttezza di Nadal, ma è innegabile che dentro il rettangolo di gioco ha dimostrato di meritare il primo posto della classifica mondiale che occupa ormai da 335 settimane (record).

Novak Djokovic a Parigi\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic a Parigi\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic a Parigi (foto archivio L'Unione Sarda)

Nole deve guardarsi da diversi avversari (incontrerebbe l’azzurro Matteo Berettini, sconfitto da Nole in finale a Wimbledon, in linea teorica nei quarti, Zverev in semifinale, mentre Medvedev e Tsitsipas sono nell’altra parte del tabellone), ma soprattutto da se stesso. Lo scorso anno Nole fu squalificato per condotta antisportiva perché colpì con una pallina scagliata con violenza un giudice di linea. Un gesto che quest’anno gli costerebbe non solo il torneo ma persino il Grande Slam.

Novak Djokovic\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic (foto archivio L'Unione Sarda)

Resta poi da capire le sue condizioni dopo la sconfitta in semifinali nel torneo olimpico di Tokyo. Il serbo non ha mandato a dire che la manifestazione a cinque cerchi è stata disputata in orari impossibili, con palline diverse da quelle che si utilizzano di solito nel circuito internazionale e con un tasso di umidità e una temperatura disumani. E la sconfitta contro il tedesco è imputabile soprattutto a un imprevedibile crollo fisico di Djokovic. E’ passato quasi un mese da quel giorno, il serbo avrà recuperato la sua condizione psicofisica, sin li pressoché perfetta in tutto il 2021?

Il tennis mondiale sta vivendo quello che gli appassionati temevano, cioè la fine di un periodo in cui tre fenomeni hanno dominato il circuito internazionale facendo diventare questi sport uno dei più seguiti al mondo anche grazie alla loro rivalità sportiva. Una rivalità a tre che per un periodo fu allargata anche al britannico Andy Murray di cui rimane traccia negli albo d’oro dei tornei più importanti al mondo. Soltanto Wavrinka, Del Potro, Cilic e Thiem sono riusciti a spezzare questa lunga catena di successi, adesso alle spalle di Nole, Rafa e Roger un gruppo di giocatori è pronto a raccogliere questa difficile eredità. Tra questi c’è sicuramente fin da adesso l’italiano Matteo Berrettini, e in futuro potrà sedersi al tavolo dei grandi anche l’altro azzurro Yannik Sinner. Ma se Federer e Nadal sembrano aver imboccato il viale del tramonto sportivo, l’ultimo ad arrendersi, anche per ragioni anagrafiche, è proprio Djokovic, che quest’anno è apparso davvero invincibile soprattutto negli appuntamenti più importanti.

A Nole manca una’ultima ciliegina, l’ultima impresa: e a New York ha un appuntamento con la storia.

Novak Djokovic\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic\u00A0(foto archivio L'Unione Sarda)
Novak Djokovic (foto archivio L'Unione Sarda)
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