Il giorno in cui il Cagliari vinse matematicamente lo scudetto, il 12 aprile del 1970, a Bari, Marte e Venere erano ben visibili nel cielo. E lo erano anche domenica 11 giugno, quando i rossoblù, espugnando ancora una volta il San Nicola, si sono guadagnati il ritorno in Seria A dopo un anno sull’altalena.

Insomma, per chi crede alle congiunzioni astrali – coincidenze favorevoli e affatto prevedibili, spiegano gli astronomi - il ritorno nel massimo campionato era scritto nel cielo.

Del resto i pianeti, contrariamente alle stelle, cambiano continuamente posizione e non sempre si mostrano quando, dopo il tramonto, il cielo si affolla di luci. “E’ una questione di prospettiva”, spiega Manuel Floris, astrofisico, direttore del Planetario dell’Unione Sarda. “Niente di scientifico”, chiarisce. Vero è che l’astronomia è una cosa seria, e lo è anche il costante confronto dell’uomo con l’universo, misterioso e affascinante, ricco di suggestioni, piano di storie che gli scienziati sanno interpretare ma che ciascun essere umano legge a modo suo a seconda delle fasi della vita e degli stati d’animo.

"Per quanto difficile possa essere la vita c'è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi", diceva Stephen Hawking.
Del motto dello straordinario fisico e cosmologo britannico Barbara Leo, fondatrice di Orbitando, ha fatto la sua filosofia di vita e il suo lavoro visto che la sua associazione nasce con lo scopo di raccontare i segreti dell'Universo e del mondo

“Il 12 aprile del 1970, giorno dello scudetto del Cagliari, nel cielo c'erano Marte, Venere, Mercurio e Saturno. L’ 11 giugno 2023 nel cielo c'erano Marte e Venere. L'avversario è sempre lo stesso, il Bari”, spiega. “Marte è il Dio della guerra, dei duelli, e Venere è la Dea della bellezza”. Ad abundantiam, aggiunge che “nel cielo c'era anche la costellazione del Leone,  ad accompagnare i nostri 11 leoni anzi 12, considerando mister Ranieri”.

Magari guerra no – meglio utilizzare il termine in modo più proprio, di questi tempi – ma duelli, bellezza, leoni si addicono certamente ai rossoblù. Capaci di muoversi a immagine e somiglianza del proprio allenatore, “senza mollare mai”, come ama ripetere Sir Claudio. I duelli con le squadre affrontate da fine dicembre in poi sono stati decisivi, anche quando sono arrivate le due sconfitte, capaci semmai di motivare ancora di più la squadra e i pareggi ingiusti (Parma, durante la regular season, ad esempio); la bellezza non tanto del gioco (sì, a tratti lo è stato, soprattutto nel finale di stagione) ma dell’impresa realizzata al 94° quando i pugliesi, degnissimi avversari, già pregustavano l’apoteosi; i leoni, beh, questa è facile: è stato il carattere, la resilienza, la forza dell’animo e del fisico della squadra a portarla dove merita. Hanno saputo ruggire, difendere il territorio (la Domus imbattuta con Ranieri), sono stati una squadra-branco, unita, capace di sostenersi e rigenerarsi, come una famiglia che quando le cose vanno male sa confrontarsi, anche duramente, e poi ripartire.

Forse per questo, come dice Leo, “se nel 1970, nell'impresa epica dello scudetto, ci sono voluti quattro pianeti, stavolta ne sono bastati due, Marte e Venere”.

Allora quando ci saranno affrontare le prossime sfide difficili si può guardare il cielo e lì scorgere qualche segno del futuro. E’ così, del resto, che si fa da millenni.

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