Prima si sarebbe spacciata per avvocata con una badante romena, per poterla seguire in un processo di lavoro. E poi avrebbe scritto anche una finta sentenza, vantandosi con la cliente di aver vinto la causa.

È la vicenda per la quale Diletta Verdini, figlia del primo matrimonio dell'ex senatore Denis, ha patteggiato oggi un anno di reclusione davanti al gip di Firenze Agnese Di Girolamo. Tentata truffa e falso le ipotesi di reato contestate alla donna. A scoprire quanto sarebbe accaduto è stata la stessa cliente: non vedendo arrivare i soldi previsti dalla sentenza, avrebbe incaricato un nuovo avvocato di seguire la sua vicenda. E il legale ha scoperto il presunto raggiro in corso.

Ne aveva parlato l'anno scorso la trasmissione "Le Iene” e oggi il gip ha accolto il patteggiamento intervenuto tra la Procura di Firenze e l'imputata, difesa dall'avvocato Marco Rocchi, e ha disposto la sospensione condizionale della pena.

Al momento non è previsto alcun risarcimento alla persona offesa: nel patteggiamento non è infatti prevista la parte civile e dunque la badante romena dovrà rivolgersi al tribunale civile per ottenere una forma di riparazione.

«Siamo estremamente esterrefatti - dice l'avvocato Mattia Alfano, legale della governante romena -, si parla tanto di portare la vittima del reato all'interno della nostra Costituzione e poi si dà consenso a un patteggiamento per un reato così grave, con la sospensione condizionale della pena, senza che sia stata tratta nessuna forma di risarcimento nei confronti della vittima». È stata lei a far partire l'inchiesta con la sua denuncia e ora, aggiunge il legale, «per ottenere una riparazione dovrebbe cominciare un nuovo processo. Ma c'è il rischio che rinunci a tutto perché non ha la possibilità, né l'energia per sostenere una causa civile che chissà quanto potrà andare avanti».

La vicenda, secondo quanto ricostruito nelle carte processuali, risale al 2016: la badante fece causa alle figlie di una donna che aveva assistito, per il mancato pagamento del suo lavoro. Per questo si era rivolta a Diletta Verdini che però, secondo quanto ricostruito, l'avrebbe rassicurata sul fatto che la pratica era stata avviata. Più avanti le avrebbe anche annunciato che il tribunale le aveva riconosciuto 4.300 euro. E per convincerla che tutto fosse vero le aveva inviato anche la sentenza, risultata poi falsa, su carta intestata del tribunale, la firma dal giudice e il numero del procedimento.

(Unioneonline/D)

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