Torino, ultimi giorni del 1959. Nino Giacosa ha da poco fatto ritorno nella sua città natale dopo una assenza di molti anni. Ha vissuto a lungo a Roma coltivando la speranza di scrivere per il cinema. Ora è solo un uomo spezzato dentro, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein e della lunga prigionia di guerra, da Miriam, la donna che ha amato.

Una sera, casualmente, l’uomo scorge proprio Miriam davanti alla soglia dell’elegante palazzo dove vive un singolare personaggio che da qualche tempo ammalia e inquieta la Torino bene: il portentoso Rol. Di Gustavo Rol, gentiluomo torinese erudito e galante, si dicono cose a cui in molti stentano a credere: legge nei libri chiusi, prevede il futuro, dipinge senza toccare i pennelli, materializza e smaterializza gli oggetti, viaggia nel tempo, scruta nella mente altrui, allevia le pene fisiche. Dinnanzi a spettatori impressionati e ammutoliti, ogni sera Rol, senza apparente difficoltà, produce incredibili fenomeni paranormali al quale sembra impossibile dare una spiegazione. Le sue leggendarie serate, rivolte a un pubblico selezionatissimo, sono frequentate da personaggi come Gianni Agnelli, Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Jean Cocteau e Albert Einstein. Convinto che Rol sia un semplice illusionista e deciso a smascherarlo per poi scrivere una storia dedicata al grande inganno che ha ipnotizzato una intera città, Nino costringe allora Miriam a introdurlo a una di queste serate non sapendo che quello che vedrà e l’incontro con il “mago” gli cambieranno la vita e per sempre.

Narrato con abilità seducente e incantatrice, "L’ultimo mago” (Neri Pozza, 2024, Euro 18, pp. 240. Anche Ebook) permette a Francesca Diotallevi di porre a se stessa e a noi lettori e lettrici interrogativi profondi, inquietanti e allo stesso tempo affascinanti sui confini labili tra razionalità e immaginazione, tra realtà e soprannaturale. Lo fa mettendoci in contatto con una delle figure più enigmatiche del Novecento, Gustavo Rol, personaggio realmente esistito, per molti un santo e un illuminato, per altrettanti solo un abile illusionista e manipolatore di oggetti ed esseri umani.

Nostra guida nell’incontro con il mistero Rol, che è poi il mistero dell’inconoscibile e dell’inspiegabile che accompagna da sempre l’esistenza umana, è Nino Giacosa, personaggio scettico, anzi cinico, dotato però di due doti non comuni: la curiosità e la capacità di ascoltare lasciando il giusto spazio alle parole dell’altro. Così, tra due uomini, all’apparenza così diversi come Nino e Gustavo Rol, si crea presto una complicità imprevista, frutto della solitudine che entrambi vivono e che li accomuna.

Nino Giacosa è solo perché incapace di lottare fino in fondo per quello che ama: il suo lavoro, la sua donna. Il “mago” è solo perché il suo “dono” lo rende ammirato, temuto, ma mai compreso fino in fondo. Per usare le parole che il vero Rol pronunciò nel 1975 parlando dei tanti che partecipavano ai suoi “esperimenti”, parole che Francesca Diotallevi fa pronunciare al suo protagonista in una fredda notte del 1960: «Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato le molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo. Ma almeno un piccolo tentativo avreste potuto farlo, quello di muovervi verso di me…». Chissà cosa avrebbe trovato chi avesse avuto la voglia o la compassione di farlo… forse un semplice e fragile uomo in carne e ossa, forse un gioco di specchi o forse un’ombra impalpabile e per questa ragione ancora più affascinante.

La copertina
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