La questione è scottante. I documenti, per adesso, sono vietati. Di certo, se la neonata compagnia AeroItalia porterà la continuità territoriale nelle aule giudiziarie, quelle due lettere, una di Ita e l’altra di Volotea, con le quali hanno “rescisso” unilateralmente il contratto con la Regione, saranno molto più di una prova regina. L’assessorato regionale dei trasporti sino ad oggi quelle due missive le ha secretate. Se ne conosce appena la scansione temporale: a settembre scorso, la prima a rinunciare dovrebbe essere stata la compagnia di Stato, Ita, e subito dopo Volotea.

Rinuncia sospetta

Si tratta di una rinuncia-rescissione di un servizio pubblico, anticipata rispetto alla scadenza del contratto prevista per il 12 maggio prossimo. Una mossa “sincronizzata”, che non può essere stata certamente indotta dal calendario lunare o quello astrale. È più probabile che entrambe le compagnie abbiano valutato più conveniente concorrere in una pubblica gara per spartirsi la torta da 50 milioni di euro regionali, piuttosto che svolgere il servizio senza alcuna compensazione pubblica e con una rinuncia all’esclusività delle rotte. Fatto sta che la mossa ha messo spalle al muro la Regione, che in realtà non ha mostrato di dispiacersene più di tanto. Il comportamento di viale Trento, infatti, è stato quello di accettare di buon grado la rinuncia delle due compagnie, con il rischio di far venir meno i tempi necessari per ridefinire in maniera compiuta quella che si era rivelata una continuità territoriale demenziale e fallimentare, protesa solo a far danni, all’economia dell’Isola e ai diritti sacrosanti di una regione insulare.

Attacco giudiziario

Ora, però, quella mancata sollevazione regionale, ritorna d’attualità se, come è stato preannunciato, la compagnia AeroItalia impugnerà il bando della Regione e il suo esito. La neonata compagnia, gestita da Gaetano Intrieri, un navigato manager di casa al Ministero delle Infrastrutture, vuole mettere in discussione il comportamento di Volotea, la compagnia spagnola low cost che gli ha scippato la vittoria delle rotte da Olbia per il Continente, accettando di svolgere il servizio senza compensazioni e senza esclusiva. Non è escluso che la compagnia con pochi mesi di vita, nata con ambizioni espansionistiche, voglia mettere sotto attacco giudiziario proprio quella rinuncia di Volotea, ma ancor prima di Ita, a svolgere il servizio di continuità territoriale sino al 12 maggio prossimo, rescindendo anticipatamente il contratto con la Regione. Il dilemma è duplice: la Regione si è dimenticata di mettere una penale per l’eventuale interruzione del pubblico servizio o Volotea ha agito in contrasto con le norme di legge in materia? È un passaggio nevralgico dell’intera vicenda. Se la Regione avesse omesso una clausola di tutela della continuità del servizio non solo sarebbe venuta meno ad un obbligo sacrosanto, sia per le norme statali che comunitarie, ma avrebbe di fatto “favorito” tale situazione. In quel caso le responsabilità sarebbero gravissime e insanabili. Se, invece, Ita e Volotea, avessero interrotto il servizio accampando giustificazioni non plausibili e non giustificabili si aprirebbe un fronte dalle conseguenze rilevantissime.

Motivi di esclusione

In discussione in quel caso ci sarebbe l’art.80 del Codice degli appalti relativamente ai motivi di esclusione di un’impresa da una gara pubblica, a partire da possibili gravi carenze nell’esecuzione di un precedente appalto. Se quell’interruzione, seppur preannunciata con qualche mese di anticipo, dovesse rivelare motivazioni sufficienti per un’esclusione dalla gara d’appalto potrebbero “saltare” per lo stesso motivo sia Volotea che Ita. In quel caso la Regione non solo avrebbe omesso una verifica preventiva di questa ipotesi, ma dovrebbe prendere atto del venir meno di due compagnie nella gestione della continuità territoriale.

Garante & cavalleria

Far passare in “cavalleria” quella rinuncia, senza nemmeno rendere pubbliche quelle lettere “simultanee” delle due compagnie, e negando persino l’istruttoria dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato su possibili intese commerciali, significherebbe aver avvallato in toto il comportamento delle compagnie. In questo caso la Regione avrebbe il dovere, già da ora, di costruire un “salvagente” per la continuità territoriale, magari chiedendo e proponendo al Governo non inutili pacche sulle spalle o promesse campate per aria, ma una soluzione pubblica per la gestione di un periodo transitorio, quello necessario per mettere in sicurezza un servizio pubblico di questa rilevanza per la Sardegna.

Stop in autotutela

In questo caso, tra le ipotesi, potrebbe esserci quella di annullare in sede di autotutela la gara, per le palesi incongruenze e violazioni di legge nelle procedure, oltre che nella inesistente congruità dei capitolati d’appalto, vedasi i ribassi proposti dalle compagnie sino al 75%. La Regione, a quel punto, potrebbe chiedere allo Stato di schierare una società pubblica, Poste Italiane per esempio, che già dispone di autorizzazioni rinnovabili per il trasporto aereo di passeggeri, ricorrendo ad aerei disponibili nel mercato del noleggio, tali da poter soddisfare pienamente le esigenze dell’Isola, sino alla riscrittura di una nuova continuità.

Alternativa pubblica

Ipotesi che necessita non solo di una precisa volontà politica di non cedere al ricatto delle compagnie aeree, ma anche della capacità di predisporre il tutto in termini rapidi ed efficaci. Non sempre, però, tali elementi sono emersi nella gestione di questa partita, anzi. Al capitolo dell’ammissibilità dei vettori e l’eventuale alternativa pubblica necessaria per gestire la vicenda, si aggiunge un altro elemento dirimente, avanzato da AeroItalia nel comunicato con il quale annuncia la volontà di ricorrere al Tar anche per annullare il bando di gara. In questo caso sotto accusa c’è la procedura seguita dalla Regione che, incomprensibilmente e in contrasto con le norme europee, ha bandito prima la gara piuttosto che richiedere preventivamente l’accettazione dell’onere del servizio pubblico, senza compensazioni e senza esclusiva. A rendere chiarissima la ratio europea sulla continuità territoriale e l’istituzione dell’onere del servizio pubblico è il punto 73 degli orientamenti europei in materia. La scansione temporale è netta e chiara: «Se prima o durante la procedura di gara un vettore aereo istituisce servizi aerei di linea conformemente all’OSP o dimostra di apprestarsi a istituire servizi sostenibili di questo tipo (ma senza richiedere una compensazione o un diritto esclusivo), la procedura di gara deve essere annullata e l’accesso alla rotta dovrebbe rimanere aperto alla concorrenza».

Il ribaltone della gara

Dunque, è fin troppo evidente che aver svolto prima la gara è stata una forzatura inaudita, visto che su Olbia, per esempio, due compagnie su tre, Volotea e AeroItalia, hanno già dichiarato, dopo la gara, di voler svolgere il servizio senza alcuna compensazione e senza esclusiva su quelle rotte. Infine c’è un passaggio che potrebbe indurre nuovi ricorsi: la mancata previsione nell’appalto della “tariffa unica”. Questa volta le parti lese sarebbero tutti coloro che per venire in Sardegna sono costretti a pagare biglietti di andata e ritorno da Roma e Milano per gli aeroporti sardi, con costi sino a dieci volte di più di quelli riservati ai residenti.

Discriminazione totale

Una discriminazione inaudita che va dagli emigrati sardi agli operatori turistici, dai cittadini italiani a quelli europei. In pratica tutte queste categorie, annoverate nella gara d’appalto come “non residenti”, in base agli esiti di questa gara, saranno costretti a subire una discriminazione gravissima in seguito ad una speculazione gigantesca che già nei mesi scorsi aveva portato i biglietti aerei a cifre folli. Tutto questo perché la Regione non ha rispettato un disposto normativo comunitario che sarebbe dovuto valere in maniera indiscriminata per tutti i passeggeri, ovvero fissando una tariffa massima, appunto quella riservata ai residenti, tariffa del resto calcolata in base a precisi parametri europei.

Tariffa massima, il buco

È il punto 40 della norma comunitaria a indicare la fissazione di una tariffa massima: «Gli Oneri di Servizio Pubblico possono prevedere prescrizioni relative alle tariffe massime, se è ritenuto necessario, poiché altrimenti le tariffe sarebbero eccessive rispetto al contesto delle esigenze economiche della regione interessata». Non aver fissato un tetto alle tariffe come prevedeva la normativa comunitaria è un fatto di una gravità inaudita, per giunta reiterato, visto che dopo la prima fallimentare esperienza vi erano già elementi espliciti che avrebbero indotto chiunque a bloccare questo ulteriore “indebito” regalo alle compagnie aeree.

Ricorsi & dubbi

Entro il 29 gennaio, due giorni prima della conclusione della procedura di possibile accettazione degli oneri di servizio pubblico senza compensazione per tutte le rotte, si può ricorrere al Tar Sardegna. Il tempo e gli spiragli amministrativi per tentare di porre rimedio al disastro annunciato sono giorno dopo giorno sempre più risicati. Il dubbio è cruciale: difendere gli interessi delle compagnie o perseguire una continuità territoriale tutta sarda che tuteli i diritti di tutti i cittadini che vogliono muoversi da e per la Sardegna, senza discriminazioni e senza carte di residenza. Del resto continuità territoriale e tariffa unica sono per l’Isola la prima vera prova dei fatti per l’attuazione della norma costituzionale sul principio insulare. Sino ad oggi hanno prevalso i proclami. Alla prova dei fatti la Sardegna è ancora ostaggio di compagnie aeree e speculazioni inaudite.

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