«Cannes fa politica? Sono gli autori ad essere cittadini e a leggere da artisti il nostro tempo. Non siamo noi a fare la politica, noi selezioniamo i film migliori, giudichiamo la qualità dell'opera»: così Thierry Fremaux, delegato generale del Festival di Cannes, che apre questa sera la 77esima edizione.

Madrina della rassegna Camille Cottin, presidente di giuria l’autrice del fenomeno “Barbie” Greta Gerwig, Pierfrancesco Favino giurato italiano, Palma d’oro onoraria a Meryl Streep.

Su il sipario con la commedia grottesca "Le Deuxieme Act” del genio folle Quentin Dupieux con superstar francesi come Lea Seydoux, Vincent Cassel e Louis Garrel. Un film che indica, tra ironia e straordinarie performance attoriali, che il futuro del cinema è ormai dell'Intelligenza Artificiale e dei suoi algoritmi.

Per la Palma d'oro, che verrà assegnata il 25 maggio, l'Italia punta su “Parthenope” di Paolo Sorrentino il cui poster meraviglioso, con la giovane musa Celeste Della Porta che nuota tra le acque del golfo di Napoli con il Vesuvio nel fondale, giganteggia sulla Croisette.

E fra le “promesse di questo festival il fatto che non mancheranno i temi forti. A partire dal Metoo, fronte caldissimo a cominciare dal cortometraggio partecipato "Moi Aussi” dell'attivista francese Judith Godrèche che ha denunciato la violenza sessuale di Benoit Jacquot e Jacques Doillon quando lei aveva solo 15 anni. Godrèche, inserita all'ultimo nel festival quando già impazzavano rumors di notizie di scandali di abusi che usciranno nei prossimi giorni, ieri mattina era a Parigi con un centinaio di attiviste a chiedere le dimissioni di Dominique Boutunnat che sarà processato a giugno per aggressioni sessuali, ma intanto è al suo posto di presidente del Cnc, il centro nazionale del cinema.

Sulle guerre c'è il film militante "L'invasione” (un titolo che già spiega tutto) dell'ucraino Sergei Loznitsa che descrive la vita della popolazione civile in tutta l'Ucraina, mostrando la resilienza del suo popolo di fronte all'invasione russa, e il politicamente scorretto “La belle de Gaza” di Yolande Zauberman, storia Lgbt tra Tel Aviv e Gaza.

E sul fatto che non ci siano in concorso film da Israele, Fremaux precisa: «Abbiamo scelto i film migliori, la risposta è questa, nessuna scelta politica».

(Unioneonline/v.l.)

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