Le tensioni in Nicaragua non accennano a diminuire. Le proteste, che durano da più di 40 giorni, sono dovute allo scontro tra l'Alleanza civica (che rappresenta o vuole rappresentare la società civile) e le forze del presidente Daniel Ortega.

Tanti i morti della guerra civile che sta dilaniando e dividendo il Paese: 76 le persone che hanno perso la vita e quasi 900 i feriti.

L'ultimo atto è andato in scena ieri, quando un gruppo di uomini armati ha attaccato la sede dell'Università di Ingegneria a Managua, occupata da un gruppo di studenti.

Assente la polizia, si sono registrati il lancio di ordigni e l'esplosione di colpi d'arma da fuoco.

A cercare di mediare tra le parti la Conferenza episcopale dei Nicaragua, che in un comunicato diffuso dopo i fatti successi nell'università, chiede di aprire un "dialogo nazionale".

Un dialogo che, però, sembra essere difficile, visto che Amnesty International, proprio sulla questione di Managua, getta ombre pesanti su Ortega, sostenendo di aver documentato un attacco armato di milizie sandiniste contro gli studenti.

Questi ultimi, definiti dal presidente, come "delinquenti" e "teppisti".

Inoltre, ancora presenti sono i ricordi della sanguinosa rivolta del 22 aprile contro la riforma pensionistica voluta dal presidente della Repubblica nicaraguense che costarono la vita a quasi 30 persone.

(Unioneonline/DC)

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