"La Chiesa elogia ogni sforzo di ricerca e di applicazione volto alla cura delle persone sofferenti" ma ricorda che "la scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell'umanità stessa, e necessita di un senso di responsabilità etica".

Queste le parole di Papa Francesco, che in udienza ha ricevuto i partecipanti alla IV Conferenza internazionale sulla medicina rigenerativa promossa dal Pontificio consiglio della cultura.

Frasi particolarmente significative oggi, dopo la notizia della morte del piccolo Alfie Evans, annunciata oggi dai genitori e che nei giorni scorsi ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il dibattitito sull'eutanasia e sui possibili limiti della scienza.

"Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio", ha twittato il Pontefice, che aveva seguito personalmente il caso.

"La scienza è un mezzo potente per comprendere meglio sia la natura che ci circonda sia la salute umana. La nostra conoscenza progredisce e con essa aumentano i mezzi e le tecnologie più raffinate che permettono non solo di guardare la struttura più intima degli organismi viventi, uomo incluso, ma addirittura di intervenire su di essi in modo così profondo e preciso da rendere possibile perfino la modifica del nostro stesso Dna", ha aggiunto ancora il Santo Padre durante la conferenza.

"In questo contesto è fondamentale che aumenti la nostra consapevolezza della responsabilità etica nei confronti dell'umanità e dell'ambiente in cui viviamo. Mentre la Chiesa elogia ogni sforzo di ricerca e di applicazione volto alla cura delle persone sofferenti, ricorda anche che uno dei principi fondamentali è che 'non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è per ciò stesso eticamente accettabile'", ha continuato Papa Bergoglio.

"AZIONI CONCRETE PER CHI SOFFRE" - A proposito del tema della malattia, ha poi esortato ad aiutare chi soffre: "Di fronte al problema della sofferenza umana è necessario saper creare sinergie tra persone e istituzioni, anche superando i pregiudizi, per coltivare la sollecitudine e lo sforzo di tutti in favore della persona malata".

Per questo occorrono dunque "azioni concrete a favore di chi soffre" attraverso "la convergenza di sforzi e di idee capaci di coinvolgere rappresentanti di varie comunità: scienziati e medici, pazienti, famiglie, studiosi di etica e di cultura, leader religiosi, filantropi, rappresentanti dei governi e del mondo imprenditoriale".

(Unioneonline/F)

LA MORTE DI ALFIE:

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