Lutto nazionale per tre giorni in Egitto dopo l'attacco di oggi alla maggiore cattedrale copta del Cairo, in cui sono rimaste uccise almeno 25 persone e altre 50 sono state ferite, soprattutto donne e bambini che partecipavano alla messa della domenica.

Si tratta di uno dei peggiori attentati contro la minoranza cristiana avvenuto in un momento in cui il presidente Abdel Fattah al-Sisi si trova a dover affrontare numerose battaglie: dalle proteste nate contro le sue riforme economiche alla sanguinosa repressione dei Fratelli Musulmani che ha portato a migliaia di arresti, mentre infuria la rivolta nel nord del Sinai, guidata dal ramo egiziano dello Stato islamico. Il gruppo jihadista ha già effettuato attentati al Cairo esortando i suoi militanti a lanciare attacchi in tutto il mondo nelle ultime settimane.

L'attentato di oggi non è ancora stato rivendicato da nessun gruppo ma alcuni membri della Fratellanza in esilio e gruppi militanti autonomi hanno preso le distanze condannando il gesto. Al contrario, alcuni sostenitori dello Stato islamico hanno esultato, festeggiando sui social network.

"Dio è grande, Dio è grande", ha scritto su Telegram uno di sostenitori. "Dio benedica la persona che ha fatto questo atto benedetto", ha scritto un altro.Dal Vaticano, papa Francesco ha condannato quello che ha definito l'ultimo di una serie di \"brutali attacchi terroristici", aggiungendo di pregare per le vittime e i feriti.

I copti ortodossi, che costituiscono circa il 10% della popolazione egiziana, composta da 90 milioni di persone, sono la più grande comunità cristiana del Medioriente. Da tempo lamentano discriminazioni sotto diversi leader egiziani.

Oggi al Cairo diverse centinaia di egiziani, soprattutto cristiani, si sono radunati davanti alla cattedrale copta per una protesta improvvisata per chiedere di trovare i responsabili dell'attacco e per esortare al Sisi alle dimissioni. "Se il sangue degli egiziani è a buon prezzo, che il presidente se ne vada", gridavano i dimostranti.

E ancora: "Con l'anima e il sangue proteggeremo le nostre chiese". La protesta si è tenuta in mezzo a grandi misure di sicurezza imposte dalla polizia, che non consentiva l'ingresso nel complesso della cattedrale: è qui che si trova anche la chiesa di San Paolo, al cui ingresso è esploso un ordigno e che al momento dello scoppio era piena di fedeli che partecipavano a una messa.

Il complesso accoglie anche, oltre alla cattedrale copta di San Marco, la sede del patriarca della chiesa ortodossa copta Teodoro II, che non si trovava sul posto.Secondo quanto riferito dai testimoni e da fonti di polizia, dato che il ministero dell'Interno non ha rilasciato una versione ufficiale, l\attentato è avvenuto intorno alle 10 locali (le 9 in Italia) ed è stato compiuto con 12 chilogrammi di tritolo, saltati in aria dal lato della cattedrale riservato alle donne, all'ingresso della chiesa di San Pietro.

L'esplosione è avvenuta nel corso di una messa a cui partecipava un alto numero di fedeli e tra le vittime vi sarebbero anche sei bambini. Il quotidiano egiziano Youm al Sabaa ha pubblicato immagini dell'interno di un tempio ortodosso, in cui si vedono i danni causati dall'esplosione, e macchie di sangue a terra.

"Nel momento in cui il prete ci ha invitati a prepararci per la preghiera è avvenuta l'esplosione", ha raccontato a Reuters Emad Shoukry, che si trovava all\'interno della cattedrale quando si è verificato lo scoppio. Il presidente al Sisi ha decretato tre giorni di lutto nazionale e ha sottolineato come "il terrorismo sia diretto contro la patria dei cristiani e dei musulmani" e che "l'Egitto ne uscirà rafforzato da queste circostanze, come al solito".

Quest'attentato giunge due giorni dopo la morte di sei poliziotti in un altro attacco bomba avvenuto nella zona ovest del Cairo, vicino alle piramidi di Giza, che è stato rivendicato dal gruppo poco conosciuto Movimento delle braccia dell'Egitto-Hasm.

Lo stesso gruppo Hasm ha però negato di avere un coinvolgimento nell'attacco di oggi. "Il nostro profeta Maometto ci ha insegnato che anche in combattimento non si uccidono bambini, donne, anziani e nessun credente nel suo tempio", ha fatto sapere il gruppo in una nota di cui la veridicità non è potuta essere controllata.

Da luglio del 2013, cioè dopo il golpe militare con cui fu destituito l'allora presidente Mohamed Morsi, le forze di sicurezza egiziane vengono spesso prese di mira in attacchi terroristici, soprattutto nella penisola del Sinai. Tuttavia gli attentati contro civili o cristiani non sono abituali nel Paese.

L'ultimo risale al 2011 ad Alessandria dove un'autobomba esplose fuori dalla Chiesa di San Pietro e Paolo uccidendo 23 persone. I cristiani poi ricordano ancora la morte di 28 copti nel quartiere Maspero nell\'ottobre del 2011 e di altri 19 nel villaggio di Belina, nella provincia meridionale di Sohag nel 1999. Ma in questi due casi, le morti furono causate rispettivamente dalla repressione delle forze armate durante una manifestazione e da un'ondata di violenza settaria tra musulmani e cristiani.

L'attentato di Alessadria è rimasto irrisolto, anche se dopo la rivolta del 2011 che ha portato alle dimissioni dell'allora presidnete Hosni Mubarack numerosi media locali avevano accusato il ministero dell'Interno che avrebbe agito per distrarre l\'attenzione dei cittadini da una sempre più tesa situazione politica.
© Riproduzione riservata