"Quando è troppo, è troppo". Non usa giri di parole Nikky Haley, ambasciatrice americana all'Onu, parlando di fronte al Consiglio di sicurezza convocato dopo il test nucleare effettuato dalla Corea del Nord.

Gli Stati Uniti stanno premendo affinché la comunità internazionale approvi compatta le sanzioni "più severe possibili" nei confronti di Pyongyang, con l'obiettivo di ridurlo - se possibile - a più miti consigli.

"La guerra - ha detto Haley - non è mai qualcosa che gli Usa vogliono, e non la vogliono ora, ma la nostra pazienza non è infinita".

Dal canto proprio, la Cina ha proposto di attuare la soluzione del "freeze for freeze" (letteralmente congelare per congelare), ovvero: lavorare affinché Kim Jong-un e i suoi generali mettano da parte i test, in cambio però della fine delle esercitazioni militari di Usa e Corea del Sud nella Penisola.

Ipotesi che gli States definiscono "impraticabile".

Prende tempo invece la Russia: per l'inviato di Mosca Vassily Nebenzia è "urgente mantenere il sangue freddo" e agire tramite la diplomazia, evitando di "aumentare la tensione".

D'accordo sulle sanzioni, invece, Francia e Giappone, così come la Germania.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha avuto in proposito un colloquio telefonico con Donald Trump.

Nel corso della conversazione, viene riferito, i due leader "hanno convenuto che il test di una bomba a idrogeno significa una nuova inaccettabile escalation" che rende "urgente" l'adozione di nuovi e più duri provedimenti nei confronti del regime.

Quest'ultimo, però, non sembra curarsi di appelli e ultimatum, arrivando addirittura a paventare nuovi test missilistici nel breve periodo.

(Redazione Online/l.f.)

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