Il pm chiede una condanna a un anno e 5 mesi, la giudice la raddoppia. Ieri in tribunale a Sassari si è tenuta la discussione conclusiva su un caso di maltrattamenti familiari e violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Come imputato un uomo, non sassarese, accusato di condotte aggressive e possessive ai danni della compagna sia durante il matrimonio che dopo, dal 2008 al 2016. A illustrare un contesto di estremo disagio il pubblico ministero Antonio Pala che ha ripercorso l’iter di un ménage familiare che, secondo l’imputazione, sarebbe stato contraddistinto da epiteti ingiuriosi nei confronti della donna, da minacce come “Ti pesto a sangue” ma anche da violenza fisica con episodi riferiti di calci e strattonamenti.

Comportamenti che, tra l’altro, sarebbero avvenuti anche in presenza del figlio minorenne. Ma i maltrattamenti avrebbero avuto una coda anche in seguito all’allontanamento dell’uomo sfociata in numerose telefonate minacciose nei confronti della parte offesa.

Per l’avvocato difensore Salvatore Carlo Castronuovo non esistono prove di quanto asserito dalla donna che peraltro, ha dichiarato il legale, aveva sporto denuncia a molta distanza dai fatti. Alla fine, come anticipato, la giudice Monia Adami ha rincarato la richiesta del pm facendo lievitare la condanna a 2 anni e 8 mesi.  

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