"Sel - è scritto nel documento - ha sempre lavorato nel centrosinistra, considerandolo lo spazio strategico nel quale costruire l'alternativa di governo alle destre. Per noi alternativa significa innovazione, riconnessione - sentimentale e materiale - con i sogni ed i bisogni del nostro popolo, costruzione partecipata di un nuovo modello di sviluppo, sostenibile ed in netta discontinuità con le scelte politiche che hanno caratterizzato l'ultimo ventennio in Italia e con il disastro che negli ultimi cinque anni in Sardegna ha caratterizzato la peggior legislatura che la Storia dell'Autonomia ricordi.

Dobbiamo vincere le prossime elezioni regionali, sottrarre la Regione alla destra sarda, alla speculazione ed ai processi di ricolonizzazione, alla totale assenza di politiche sociali ed in favore della conoscenza e del lavoro, portare al governo un progetto di Sardegna che restituisca speranza e futuro.

Questa è la priorità di Sel. Ed è per questo che abbiamo espresso - e confermiamo - giudizi fortemente critici e preoccupati sul turno di primarie del 29 settembre prossimo.

Per questo motivo siamo impegnati a proporre un programma con punti fortemente condivisi e qualificanti per il popolo sardo, in grado di allargare le alleanze, unire sensibilità e movimenti politici presenti in Sardegna (ad esempio il mondo indipendentista), che arricchiscano lo schieramento progressista così come si è configurato finora nella nostra Isola.

Le primarie costituiscono un grande momento di partecipazione democratica per il quale in tantissime occasioni ci siamo spesi e che abbiamo ritenuto costitutivo di un nuovo centrosinistra.

Ma in questa fase, caratterizzata dal patto scellerato fra Pd e Pdl a livello nazionale, da una discussione surreale tutta centrata sulla decadenza di Silvio Berlusconi, da uno stato di malessere sociale generalizzato, dal crollo delle identità politiche, nulla può essere considerato uguale a prima, il campo dell’alleanza va ripensato e perciò abbiamo proposto qualcosa in più: che il campo progressista facesse lo sforzo dell'elaborazione progettuale e sulla proposta di sviluppo da una parte, che non abbandonasse - in nome di una data di scadenza decisa a tavolino - la ricerca di figure condivise, esterne rispetto all'establishment politico ed istituzionale, capaci di restituire ai sardi entusiasmo, una speranza per il futuro.

Il Partito Democratico ha deciso di andare avanti. E ha sbagliato. Precisamente perchè non è in gioco la preminenza di un partito su un altro all'interno della coalizione ma il futuro di una terra come la Sardegna, schiantata dalla crisi, precipitata nel baratro da cinque anni di inerzia ed accanimento autistico contro il suo bene più prezioso: l'ambiente, il territorio.

Queste primarie non ci appartengono: sono diventate un metodo di selezione del ceto politico, di persone degne, serie e stimabili ma distanti da ciò che pensiamo sia la richiesta del nostro popolo, chiara e limpida, certificata dall'esito delle ultime elezioni politiche: quella di andare oltre i nostri ranghi serrati, di aprirci all'esterno, di rinnovare fortemente la rappresentanza del campo progressista.

E respingiamo l'idea che le primarie possano trafosrmarsi in una competizione che prescinde dai contenuti. Questa sarebbe una colossale sconfitta sul piano culturale e rischia di essere il preludio di una sconfitta elettorale dalle conseguenze drammatiche per la Sardegna e per i sardi.

I contenuti devono essere l’elemento dirimente per la ricostruzione e l’unione della campo progressista.

Non abbiamo voluto esprimere la candidatura di un nostro dirigente proprio per questo: perchè pensiamo che le primarie non servano a contarsi all'interno di un recinto.

Dove sono le idee e le proposte per la Sardegna? Dov'è il programma fondamentale che tiene insieme una coalizione? Su questo terreno il silenzio è disarmante.

Noi stiamo elaborando il nostro contributo programmatico: centralità del reddito di cittadinanza e un nuovo piano straordinario per l’occupazione, conversione ecologica e un nuovo rapporto sovrano tra Stato e Regione, superamento delle servitù militari per un nuovo sviluppo di qualità sociale ed ambientale, questione energetica e continuità territoriale, recupero delle entrate dovute dallo Stato e allentamento del Patto di Stabilità, bonifica e messa in sicurezza del territorio, conoscenza, formazione e ricerca scientifica.

Il documento di programma sarà discusso in un ciclo di assemblee aperte che si svolgerà fra ottobre e novembre in tutti i territori.

SEL non prenderà parte a queste primarie e lascerà ai suoi militanti, simpatizzanti, elettori la libertà di voto e la libera decisione di partecipare o non partecipare al voto.

SEL tuttavia non starà a guardare passivamente né rinuncia a lavorare per la costruire le condizioni per un governo progressista e promuoverà, sui contenuti, le proposte e il progetto, una offensiva pubblica, sulla quale chiederemo a tutti di misurarsi.

Contestualmente - e da subito - lavoreremo a mettere in campo i volti della sinistra sarda, le liste di SEL alle prossime regionali, che dovranno essere forti, autorevoli, aperte, inclusive, rappresentative di una nuova idea di società, di competenze ed esperienze, che proveremo a costruire con tutti coloro che hanno a cuore l'innovazione e il futuro della Sardegna".
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