Il dolore per le morti, la distruzione, la guerra. "Nel mondo c'è un livello di crudeltà spaventosa, la tortura è diventata ordinaria", ha detto il Papa durante il volo di ritorno dalla missione in Corea del Sud, atterrato oggi a Ciampino alle 18. Poi l'annuncio: "Pronto a recarmi nel Kurdistan" iracheno per pregare e alleviare la sofferenza delle popolazioni colpite dalla guerra". Il Pontefice ha anche aggiunto: "In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a questo".

LE PAROLE DI FRANCESCO - "Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli". Il Pontefice ha denunciato l'efferatezza delle guerre non convenzionali e che sia stato raggiunto "un livello di crudeltà spaventosa" di cui spesso sono vittime civili inermi, donne e bambini. "La tortura è diventata un mezzo quasi ordinario". Questi "sono i frutti della guerra, qui siamo in guerra, è una Terza guerra mondiale ma a pezzi".

ISRAELE-PALESTINA: PACE POSSIBILE - Il Papa ha ribadito che la sua recente preghiera con il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen "non è assolutamente stata un fallimento. Volevamo che l'incontro per pregare si realizzasse già durante la mia visita in Terra Santa ma non si trovava il posto giusto: il costo politico di andare dall'altro sarebbe stato troppo alto per ciascuno dei leader. Così abbiamo deciso di incontrarci tutti in Vaticano. Certo poi è arrivato quel che è arrivato", ha continuato Francesco riferendosi alla successiva offensiva israeliana sulla Striscia, "ma è qualcosa di congiunturale. L'incontro di preghiera non lo era: è stato un passo fondamentale perché si è aperta una porta. Il fumo delle bombe ora non lascia vedere la porta aperta. Ma io credo in Dio e credo che quella porta è stata aperta".

IRAQ: "LECITO FERMARE L'AGGRESSORE INGIUSTO" - "Dove c'è un'aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto", ha detto rispetto alla situazione in Iraq. "Sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra. Una sola nazione non può giudicare come si ferma l'aggressione. Dopo la Seconda guerra mondiale questo compito è delle Nazioni Unite. Dobbiamo avere memoria di quante volte con questa scusa di fermare l'aggressione ingiusta le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto vere guerre di conquista". Secondo il Pontefice, comunque, "fermare l'aggressore ingiusto è un diritto che ha l'umanità, e quello di essere fermato è un diritto che ha l'aggressore. Io posso dire soltanto questo: sono d'accordo sul fatto che quando c'è un aggressore ingiusto venga fermato".
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