Rapito, tenuto in arresto e, infine, liberato da un gruppo di miliziani. E' stato un sequestro lampo quello di Ali Zeidan, premier della Libia del dopo Gheddafi. Preso in consegna all'alba, è stato rilasciato dopo circa sei ore alle forze di sicurezza di Tripoli. Dopo il rilascio, Ali Zeidan è tornato nel suo ufficio, mostrandosi in tv alla popolazione. "Quanto accaduto oggi è un gioco politico interno” ha affermato, aggiungendo che il governo continuerà a lavorare per una Libia democratica. Il primo ministro, inoltre, ha inoltre ringraziato "la polizia, l'esercito e i e veri rivoluzionari" intervenuti nella liberazione", sollecitando i libici di evitare un'escalation di violenza ma senza dare per il momento ulteriori dettagli sulle circostanze o le ragioni del rapimento. Il rapimento del primo ministro è giunto solo cinque giorni dopo il sequestro, da parte di un commando americano nella capitale libica il cinque ottobre, del leader di al Qaida Nazih Al Ruqai - meglio noto come Abu Anas al-Libi - ritenuto la 'mente' degli attentati alle ambasciate americane del 1998 in Kenya and Tanzania. Gruppi estremisti libici nei giorni scorsi avevano accusato Ali Zeidan e il suo governo di aver autorizzato segretamente il raid delle forze speciali Usa. Il portavoce del Dipartimento anti-crimine, sezione del ministero dell'Intero, Abdel Hakim Albulazi, ha confermato che il premier Ali Zeidan è "in custodia per un mandato di arresto emesso dal Dipartimento". Albulazi ha detto all'agenzia ufficiale Lana che Zeidan è "in buona salute e che viene trattato bene come qualsiasi cittadino libico".

GLI EX RIBELLI - Come di fatto rivendicato dal gruppo di rapitori, conosciuto come la Camera dei rivoluzionari di Libia, "l'arresto è stato motivato con le dichiarazioni di John Kerry (Segretario di Stato Usa, ndr) in merito alla cattura di Abu Anas al-Liby, che confermavano come il governo libico fosse al corrente dell'operazione". Proprio ieri mattina, durante un incontro con la famiglia di al-Libi, Ali Zeidan aveva assicurato che il governo avrebbe garantito e protetto i diritti dell'uomo che, attualmente, si trova su una nave statunitense nel Mediterraneo per essere interrogato da Fbi e Cia che intendono trasferirlo a New York per il processo.

LA NATO - In questa situazione potenzialmente a rischio, il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, nel corso di un incontro con la stampa svoltosi a Bruxelles, ha detto: "La Nato è pronta ad intervenire per rafforzare le condizioni di sicurezza in Libia "ma sta al Paese chiederlo".

LA POSIZIONE DELL'ITALIA - Per quanto riguarda l'Italia, lo Stato Maggiore della Difesa, il ministro della Difesa, Mario Mauro, e i vertici militari, si sono immediatamente riuniti per "monitorare la situazione libica in raccordo con la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero degli Affari esteri".
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