«C'è crisi, il lavoro va male e dovevo guadagnare». Marco Arzu ha giustificato così la presenza di quelle nove pistole trovate a bordo della sua auto dai carabinieri di Nuoro. Il 27enne di Talana, da anni trapiantato in provincia di Modena dove fa l'autotrasportatore, ha detto di essersi procurato da solo le armi, con l'intenzione, una volta arrivato nel suo paese d'origine, di cercare qualche compratore. Non un corriere, quindi. Arzu può essere definito un vero e proprio venditore ambulante, che andava in giro a proporre la sua merce. In tempi di crisi si assiste anche a questo: le armi considerate alla stregua di un bene rifugio.

L'ARRESTO I dettagli dell'operazione sono stati illustrati ieri mattina dal tenente colonnello Simone Sorrentino e dal capitano Luigi Mereu. Domenica pomeriggio Marco Arzu è stato fermato a un posto di blocco dei carabinieri del reparto squadriglie sulla 131 dcn, all'altezza del bivio per Lula. I militari hanno subito notato un certo nervosismo del giovane e dopo aver effettuato i controlli di rito hanno deciso di estenderli all'interno della sua Alfa 147. Una perquisizione durata pochi minuti: appena sollevato il sedile posteriore hanno trovato nove pistole, due delle quali avvolte con carta e nastro adesivo. Di fronte all'evidenza, Arzu non ha neanche provato a dare spiegazioni a sua discolpa. Ha ammesso subito che le armi appartenevano a lui, poi è stato ammanettato e portato in carcere.

IL SEQUESTRO Si tratta di uno dei più grossi quantitativi di armi sequestrate in un solo colpo. Un risultato commentato con soddisfazione dai carabinieri, impegnati per cercare di stroncare i canali di approvvigionamento di armi. Le pistole sono risultate tutte in ottimo stato di efficienza, pulite e oliate alla perfezione, nonostante qualcuna sia di vecchia fabbricazione. Secondo una prima stima, sul mercato avrebbero fruttato circa diecimila euro.

IL RACCONTO Marco Arzu (con alle spalle un precedente per favoreggiamento nei confronti dell'ex latitante Mario Tegas) ha detto di essere sbarcato la mattina stessa a Olbia. Ai militari che gli chiedevano conto delle armi, ha poi raccontato che le ha acquistate nella Penisola e la sua idea era quella di smerciarle in Ogliastra, dove, evidentemente, riteneva ci fosse richiesta dei suoi “articoli”. Il giovane si è giustificato aggiungendo che il suo lavoro di autotrasportatore negli ultimi tempi non rendeva e così ha pensato di procurarsi i soldi vendendo armi. Gli investigatori non escludono che questa sia un'ipotesi plausibile e questo rende la vicenda più preoccupante, perché sarebbe una riprova che in tempi di ristrettezze economiche c'è chi non esita a compiere azioni illegali.

(di Francesco Cabras)
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