La protagonista della storia è Elisabetta Alessandra Carlini, 44 anni, di Bosa, mamma di un bambino di 7 anni. Nell'ottobre del 2009 ha scoperto di avere un tumore. Da allora le sono stati riconosciuti pensione di invalidità e accompagnamento. La malattia si è però aggravata, costringendola al pendolarismo tra l'Isola e Milano.

Nel 2011 l'aggravarsi delle condizioni di salute, l'ha costretta a chiedere all'Inps il riconoscimento della pensione d'inabilità. "Ho presentato vari certificati medici per raggiungere le settimane lavorative necessarie ma la domanda mi è stata respinta per due volte", racconta. La motivazione? "Non raggiungevo le 156 settimane di contributi. Ai primi di luglio ho quindi versato circa 3500 euro di versamenti volontari e ripresentato la domanda. Ogni mese chiedevo novità: una volta erano in sciopero, una volta l'incaricata della pratica era in campagna elettorale. Per due volte la pratica era stata smarrita, una volta ancora l'incaricata era stata trasferita, poi era Natale". "Dopo aver rinviato la pratica via mail - dice Elisabetta - è saltato fuori che quei versamenti non servivano perché nel frattempo i certificati medici sono stati riconosciuti al fine del conteggio, quindi dovrò fare richiesta di rimborso dei 3500 euro, ma solo dopo che la pratica verrà chiusa". Un'odissea senza fine? Il funzionario della Cgil Antonio Cubeddu, intervistato da Antonio Masala che ha raccolto la storia per l'edizione cartacea dell'Unione Sarda, ha precisato che il "6 novembre abbiamo presentato la domanda per l'inabilità e adesso aspettiamo che la signora venga chiamata a visita dall'apposita commissione". Sono passati quasi quattro mesi e ancora non è arrivata alcuna comunicazione.
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