Ha lasciato l'aula in lacrime Patrizia D'Addario, la escort barese che oggi deve deporre in tribunale a Bari nel processo che vede imputate sette persone, tra le quali Gianpaolo Tarantini e Sabina Beganovic (in arte Began), la cosiddetta "ape regina" delle feste organizzate da Silvio Berlusconi, accusate di aver portato 26 donne, alcune delle quali escort, nelle residenze dell'allora capo del governo. La D'Addario ha pronunciato poche parole: "Ho raccontato la verità e non ho problemi a farmi riprendere dalle tv", ma quando è stata fatta ascoltare la telefonata intercorsa tra lei e l'imputato Massimiliano Verdoscia in cui veniva pattuito un compenso di 200 euro per una prestazione sessuale, la donna è corsa fuori dall'aula piangendo. L'udienza è stata sospesa ed è ripresa dopo alcuni minuti.

Reati contestati sono, a vario titolo, l'associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento, favoreggiamento e induzione della prostituzione. La vicenda è quella dei festini organizzati nelle case dell'allora premier tra il 2008 e il 2009. Altre testimoni che dovranno deporre sono Chiara Guicciardi e Barbara Monreale.

LA DEPOSIZIONE - "Mi dissero che avevo una cena a Roma con il presidente che avrebbe cambiato la mia vita", ha raccontato D'Addario. "Mi dissero come vestirmi, tubino nero senza calze. Feci esattamente il contrario, misi calze e tailleur e non ero scollata". Quella sera "nella camera di albergo, Tarantini, in vestaglia, mi disse che saremmo andati a palazzo Grazioli dal presidente Berlusconi facendomi capire in maniera chiara che se volevo incontrare il presidente dovevo andare anche a letto con lui, come tutte le donne che lo incontravano. Io rifiutai e Tarantini dimezzò il compenso che mi aveva promesso". La donna ha poi ricordato una cena in particolare: "Il tavolo della sala da pranzo di Palazzo Grazioli era pieno di farfalle: sulle bottiglie, sul lampadario. Io non capivo - ha aggiunto - ma poi me l'hanno spiegato. Quelle farfalle avevano un significato: rappresentavano la parte intima delle donne. Insomma era una cena piena di farfalle, in tutti i sensi, compresi i doni del dopocena. C'erano almeno 20-25 ragazze e gli unici uomini erano Gianpaolo Tarantini e Berlusconi. Il presidente però rivolgeva le sue attenzioni solo a me". Il racconto è poi proseguito: "Eravamo quattro ragazze sul letto con Berlusconi. All'improvviso ho sentito che mi accarezzavano in un posto in cui non dovevano. Siccome io un'orgia non l'ho mai fatta, sono corsa in bagno perché volevo andare via da Palazzo Grazioli. Berlusconi mi ha raggiunto e mi ha calmato perché aveva capito che avevo problemi. Le altre tre ragazze hanno detto: Amore, vai via? Dopo avermi tranquillizzato, il presidente mi portò in una stanza e mi fece vedere le ville che ha nel mondo e parlammo di materiale edile. Dopo un po' lasciai il palazzo e tornai in albergo".

IL TENTATO STUPRO - Nella sua lunga deposizione, Patrizia D'Addario ha anche detto che qualche tempo dopo la seconda cena a Palazzo Grazioli, "un carabiniere in borghese entrò a casa mia, mi bloccò e tentò di violentarmi. Io riuscii a scaraventarlo giù dalle scale e chiusi la porta. Lui cominciò a tirare calci e pugni alla porta". "Qualche giorno dopo - ha aggiunto - lo stesso uomo mi fermò per strada per un controllo, la stessa persona tornò successivamente a bussare a casa mia, ma io non aprii. Il giorno dopo subii un furto: mi portarono via un televisore, cd, vestiti e tanta biancheria intima". La testimone ha detto di non aver mai denunciato il tentativo di violenza, ma solo il furto.
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