Se un ente pubblico scopre attraverso internet o i social network che uno dei suoi dipendenti si prostituisce, non può licenziarlo. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, annullando del tutto il licenziamento di un impiegato della Provincia piemontese del Verbano, Cusio, Ossola, che era stato "destituito" perché si prostituiva a pagamento tramite annunci sul web. Secondo la Suprema corte, infatti, la pubblica amministrazione non può raccogliere da Internet informazioni sulla vita sessuale dei suoi dipendenti per valutare se il loro comportamento meriti o meno il licenziamento, perché si tratta di dati "supersensibili", protetti dalla legge sulla privacy.
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