In tutte le ricostruzioni della cosiddetta "camminata", sotto le suole delle scarpe di Alberto Stasi sono rimaste sempre tracce di sangue e poi parte di quel materiale ematico si è "trasferito" sempre anche sul tappetino dell'auto. E' questo, in sostanza, l'esito della nuova perizia, disposta dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano nell'ambito del processo di secondo grado "bis" sul giallo di Garlasco e che è stata depositata oggi. Non solo dunque, stando alla relazione, è quasi impossibile che Alberto Stasi, il 13 agosto 2007, quando entrò nella villetta di via Pascoli e scoprì il corpo senza vita della sua fidanzata Chiara Poggi, non abbia calpestato nessuna delle numerose macchie di sangue sul pavimento. Ma in più, secondo le analisi dei periti, non poteva non restare traccia di materiale ematico sul tappetino della Golf nera su cui l'ex studente bocconiano salì, dopo aver scoperto il corpo della sua ragazza, per andare alla vicina stazione dei carabinieri. Nella parte conclusiva delle perizia, che conta in totale circa 160 pagine ed è firmata dal professore torinese Roberto Testi e dai bolognesi Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, viene spiegato, da quanto si è saputo, prima di tutto che gli accertamenti eseguiti già nel corso del processo di primo grado (Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado e poi la Cassazione ha ordinato un nuovo appello) avevano indicato come le sue scarpe marca Lacoste fossero "dotate di una marcata capacità" di trattenere "piccole particelle di sangue". Sempre secondo la relazione, questa capacità "si è confermata" anche nelle nuove sperimentazioni effettuate.
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