Giulio Caria, 35enne originario di Berchidda, accusato di aver ucciso la compagna Silvia Caramazza al culmine di una relazione punteggiata da vessazioni e persecuzioni, e di averne nascosto il corpo in un freezer a pozzetto nell' appartamento di Bologna dove fu ritrovato il 27 giugno 2013, è stato condannato a 30 anni.

Nel processo in rito abbreviato davanti al gup Gianluca Petragnani Gelosi, il pm Maria Gabriella Tavano aveva chiesto la condanna all'ergastolo. Caria era imputato per omicidio volontario aggravato da stalking (iniziato a ottobre 2011), e dall'aver agito con crudeltà, oltre che tra le altre cose, di occultamento di cadavere.

"La sentenza - hanno detto gli avvocati Fabio Pancaldi e Federico Canova che tutelano alcuni parenti di Silvia Caramazza - ha confermato che si è trattato di un omicidio maturato in ambiente persecutorio. Il giudice ha escluso l'aggravante della crudeltà ritenendo evidentemente che alcune lesioni fossero post vitali. Ma ha riconosciuto l'occultamento di cadavere".

Il Gup ha riconosciuto per ciascun parente una provvisionale di 20 mila euro. Ma la questione economica, hanno più volte ribadito i legali, non era sul campo giacché l'interesse dei famigliari - vista anche la quasi impossibilità di ottenere dal condannato un risarcimento - era solo quello di stare nel processo. Sotto il profilo umano cugini e parenti potranno iniziare solo adesso ad elaborare il lutto, ha concluso l'avvocato Pancaldi.

RISARCIMENTO - Il giudice per l'udienza preliminare ha riconosciuto una provvisionale di risarcimento all'Unione Donne Italiane (Udi) e al Comune di Bologna, ente quest'ultimo che per la prima volta aveva deciso di costituirsi parte civile in un procedimento per un femminicidio. "Noi siamo soddisfatti per la pena - ha spiegato l'avvocato Rossella Mariuz, per l'Udi - e non tanto per il danno economico. La nostra era solo una richiesta formale per stare nel processo. Su questo punto tutte le parti civili sono sempre state concordi. Non si mirava al risarcimento, che comunque molto probabilmente non ci sarà, ma volevamo esserci. In questa città c'é tanto associazionismo femminile, e ci sono tante istituzioni che su questi temi combattono e lavorano assieme. E volevamo essere assieme anche in questo processo. Le cifre sono basse, ma sono solo provvisionali, e poi l'importante è che ogni parte civile abbia detto quello che doveva dire e abbia dato il suo apporto al processo che è stato condotto con molto equilibrio dal Gup".

LA PROCURA - "E' una sentenza che riconosce l'ottimo lavoro svolto dalla procura e dalla polizia, rispetta profondamente la vittima e spazza via, almeno in primo grado, tutte le insopportabili bugie dette dall'imputato". Così il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, portavoce della Procura di Bologna, ha commentato la sentenza di condanna a 30 anni per Giulio Caria per la morte della fidanzata Silvia Caramazza.
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