Fu inchiodato da una meticolosa indagine della polizia giudiziaria, ma fu anche tradito dalla propria galanteria il ladro che tra l'11 e il 12 dicembre 2010 depredò la villa del Parco della Mandria, nel Torinese, in cui all'epoca abitava Pavel Nedved, ex giocatore della Juventus, insieme alla famiglia. E' quanto si ricava dalla lettura delle motivazioni della sentenza di condanna a un anno e otto mesi di carcere per il giardiniere di casa, Flavio Vittone, depositate nei giorni scorsi. Alcuni mesi dopo il furto la moglie di Nedved, Ivana Nedvedova, ritrovò in un comodino i braccialetti ospedalieri relativi alla nascita dei figli: la donna, però, era assolutamente sicura che gli oggetti erano spariti dalla cassaforte, dove li custodiva, insieme al resto dei preziosi e del denaro (un totale di 450 mila euro). Il punto, scrive il giudice Giulia Casalegno, è che la Nedvedova aveva "manifestato il proprio dispiacere per la scomparsa di questi bracciali" soltanto a due persone, una delle quali era Vittone. Il ritrovamento poteva dunque essere reso possibile "solo da una persona che voleva porre rimedio al dispiacere della signora" e che "aveva libero accesso alla casa in qualsiasi momento, approfittando di un ulteriore momento di assenza dei proprietari". E il giardiniere continuò a lavorare per i Nedved "fin quasi a fine maggio". La polizia giudiziaria, coordinata dal pm Andrea Padalino, individuò Vittone come l'autore del furto attraverso un'indagine piuttosto complicata, le cui conclusioni, come ha sottolineato il giudice, formano "elementi indiziari gravi, inequivoci e convergenti".
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