Descrive il suo aggressore come di colore e il particolare fa scattare l'identificazione e l'esame del Dna per i 70 profughi ospitati nel centro di accoglienza a 800-900 metri dal luogo dell'accaduto, nella frazione di Marco. Le reazioni politiche sono immediate: solidarietà alla vittima da tutti, mentre richieste di maggiori controlli per il centro o anche di chiusura si alternano. La giovane era sola col cane, in questa zona periferica di Rovereto al limitare dei boschi, da sempre ritenuta tranquilla. Dopo i fatti è andata in ospedale sotto shock, poi a raccontare l'accaduto ai carabinieri, che stanno procedendo ai test del Dna e indagando sotto il coordinamento del sostituto procuratore Davico.
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