Venti anni per Luca Varani, che in realtà, calcolatrice alla mano, sarebbero stati 37, e 18 anni, 27 sempre in base a un calcolo matematico, per i presunti esecutori dell'agguato con l'acido a Lucia Annibali, gli albanesi Rubin Talaban e Altistin Precetaj. Sono le richieste del pm Monica Garulli nel processo che si è svolto sabato a Pesaro, aggiornato al 17 marzo per le arringhe dei difensori. Ma per la donna, 10 interventi di chirurgia plastica e una vita segnata per sempre, "non c'è pena adeguata, e in Italia non c'è l'ergastolo". Una pena che non compensa una tragedia riassunta nella frase che avrebbe pronunciato la madre: "Mia figlia, come l'ho fatta, chi me la ridà?". "In Bangladesh, dove episodi di questo genere sono un'emergenza sociale, 20 anni sono il minimo. Come pure in altri Paesi europei le pene sono molto più severe - ha detto l'avvocato di parte civile Francesco Coli -. Ma d'altra parte il pm non poteva chiedere di più, perchè non sarebbe potuta andare oltre i 30 anni e lo sconto permesso dal rito abbreviato porta a 20". Vigorosa la sua arringa, a tratti veemente. Coli ha attaccato l'imputato più volte e in più modi, definendolo un "regredito a comportamenti da villaggio tribale", un "cocainomane cui l'uso costante e intenso di droga ha fuso i neuroni". E ancora, per la difesa, "assolutamente inattendibili" le dichiarazioni fatte da Varani sul coinvolgimento dei due albanesi, assoldati, a suo dire, solo per danneggiare l'auto della Annibali e non certo per 'cancellarnè il volto. E quando Coli ha descritto la vita cui Lucia è stata costretta da quell'atto così violento, Varani, per il resto piuttosto freddo, si è commosso, anzi, ha rivelato uno dei suoi due difensori, Roberto Brunelli, "a me è sembrato che piangesse". Implacabile Coli: "potevi piangere prima". Per gli avvocati di Varani, che dovranno tirarlo fuori dalle accuse di tentato omicidio per la manomissione della caldaia in casa della ex, lesioni gravissime e stalking, quelle del legale di parte civile sono state "considerazioni pesanti sulla personalità del nostro assistito, fatte nei limiti del dovuto". Quanto alle richieste del pm, "nulla di non previsto". Come per la richiesta di risarcimento danni: 4 milioni per lei, e un milione e mezzo per i familiari. L'udienza, a porte chiuse, è stata seguita in aula dai genitori e dal fratello di Lucia, mentre lei e il suo ex erano in prima fila, divisi da tre sedie. Fuori, il padre di Varani, Francesco, e la sorella: "Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. E speriamo che sia fatta giustizia, non solo per Luca, ma anche per Lucia. Voi non conoscete i fatti...". La Annibali, sorridente, disponibile, non ha rilasciato dichiarazioni, rinviando ogni commento al suo avvocato. Sciolta la tensione, che farà stasera? L'hanno incalzata i giornalisti. E lei, fisico minuto ma slanciato, lunghi capelli neri, vestita con pantaloni neri, scarpe con il tacco colorato, "starò con le amiche", ha detto con semplicità, sempre con il sorriso sulle labbra. Donna tenace, consapevole, ma "ancora terrorizzata, in uno stato di apprensione continua, perchè ha paura che lui finisca quello che ha cominciato", ha ripetuto anche oggi Coli. All'uscita del tribunale è stata salutata con un applauso caloroso da un gruppo di donne con cartelli al collo su cui c'era scritto: 'Io sto con Lucià. Poi è salita su un mezzo messo a disposizione dai carabinieri, che l'hanno seguita e protetta come angeli custodi. In testa, il comandante provinciale Giuseppe Donnarumma, che con i suoi uomini ha inchiodato Varani la sera stessa dell'agguato, ad aprile, e poco dopo i presunti complici. Lui, ormai, Lucia la conosce bene. Una frase per riassumerne la personalità? "'Io ci sonò, questo penso che si possa dire di lei", sintetizza l'ufficiale.

Anna Maria Danese (Ansa)
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