Più passa il tempo e più si complica, a livello giudiziario, il caso di un critico d'arte di 73 anni che, entrato in ospedale per un intervento cardiologico di routine quattro anni fa, ne è uscito completamente e permanentemente cieco.

A condannarlo a questo destino, secondo quanto risulta dal tecnico nominato dal tribunale, è stato un errore dei medici. Ma quando sembra ormai tutto chiaro, ecco che in aula arrivano dei fogli appartenenti all'Usl 9, che invece scagionerebbero il personale sanitario. Il problema è che fino ad ora non se ne conosceva nemmeno l'esistenza. "Un deposito tardivo che non può non sollevare dubbi - ha detto l’avvocato Matteo Mion, legale del paziente - e per il quale ho chiesto al consulente di valutare il trasferimento degli atti alla procura". L.V., pensionato, intanto ha dovuto rinunciare per sempre alla sua più grande passione, l'arte, parte integrante della sua vita.

LA VICENDA - E' il maggio 2009: l'uomo, che ha un'ischemia, viene sottoposto a un intervento di bypass cardiaco nel reparto di Cardiochirurgia dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Tre giorni dopo la sua vista scompare. Decide così di intentare una causa e chiedere il risarcimento del danno.

IL PROCESSO - Accusa e difesa depositano le proprie perizie e il giudice nomina un suo consulente, il quale stabilisce che "sulla scorta dei dati desunti dalla documentazione sanitaria in relazione all’intervento cardiochirurgico cui venne sottoposto il paziente, allo stato dei fatti, il 50 per cento dell’attuale condizione menomativa biologica possa essere ascritta, salvo prova contraria, ad incongruo trattamento anestesiologico", all’ipotensione accusata dall'anziano durante l’intervento. "Sicuramente l’ipotensione intraoperatoria ha giocato un ruolo rilevante, anche se non documentata, ma menzionata più volte tanto da richiedere l’impiego di farmaci vasocostrittori, già di per sé lesivi del nervo ottico. Risulta evidente che tale condizione, associata allo stato clinico del paziente con rischio elevato e ad una vascolopatia di entrambe le carotidi possa aver determinato la cecità del paziente".

LE STRANEZZE - E mentre il perito scriveva il suo parere, ecco che dall'azienda sanitaria arrivano 6 fogli con i dati relativi al monitoraggio dei segni vitali di L.V., e alle cure a cui è stato sottoposto. Per la difesa però qualcosa non quadra: "A distanza di tre anni, spuntano questi fogli, che guarda caso scagionano l'operato dei medici ma che non sono stati registrati con la cartella clinica depositata agli atti", ha commentato l'avvocato Mion. "O era un falso la cartella clinica precedente o lo è quella presentata ora". Il legale ha quindi chiesto al consulente di valutarne l’eventuale trasmissione alla Procura.
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