Il disastro del Vajont, che il 9 ottobre 1963 causò la morte di 1913 persone, non fu una tragica fatalità e nemmeno il frutto di mancati controlli o errori di progettazione; bensì una "frana pilotata". A pochi giorni dal cinquantesimo anniversario dell'immane tragedia, un'inquietante ipotesi si propone di riscrivere la storia di quanto accadde. Sulla gigantesca pioggia di acqua, fango e detriti che spazzò via il comune di Longarone è stata infatti aperta una nuova indagine preliminare, basata su una lettera che avvalorerebbe la tesi alternativa. Nella missiva, pubblicata su Il Gazzettino, la figlia del notaio Isidoro Chiarelli, morto 9 anni fa, riferisce di un dialogo avvenuto nello studio notarile tra dirigenti della Sade in cui si parlava di pilotare il 9 ottobre del '63 il distacco della frana dal monte Toc facendola cadere nell'invaso senza bisogno di avvertire la popolazione. "E' una inchiesta preliminare - ha confermato il procuratore della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone- su questa circostanza di cui nessuno, a quanto pare, conosceva l'esistenza. E' solo una indagine conoscitiva su una ipotesi che, se si dimostrasse essere vera, potrebbe cambiare la ricostruzione della storia. Tuttavia, allo stato, è solo una questione da verificare e non ci sono né indagati né ipotesi di reato". Per il procuratore, si tratta di capire perché la vicenda emerge a 50 anni di distanza. Nella lettera si parla anche di asserite pressioni che avrebbe subito il notaio al fine di impedirgli di parlare pubblicamente di quanto avrebbe appreso nel suo studio. Insomma, "nel complesso è una storia che merita attenzione". Durante il dialogo tra i rappresentanti della Sade (la società idroelettrica che gestiva la diga crollata) si sarebbe inoltre detto che tutti i residenti quella sera sarebbero stati davanti alla televisione per una partita di calcio, che l'onda avrebbe avuto una altezza massima di una trentina di metri e che "per quei quattro montanari non è il caso di preoccuparsi troppo". Sul piano dei possibili sviluppi dell'indagine preliminare, il magistrato ha detto che si tratterà anche di capire quali possano essere stati i protagonisti del dialogo nello studio notarile, ricordando che, se mai in linea di ipotesi dovessero emergere circostanze legate a persone indagate all'epoca, per il Vajont c'è già stato un iter processuale conclusosi con alcune condanne e che non si può procedere nei confronti delle stesse persone per gli stessi reati giudicati. Lapidario il commento del sindaco di Longarone, Roberto Padrin. Che ha definito la vicenda "sconvolgente".
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