La ricerca è condotta da Ipsos per l'organizzazione non governativa. In alcune regioni, però - emerge dalla ricerca dell'ong - le percentuali cambiano radicalmente: in Campania ben il 16% della popolazione butta quotidianamente del cibo (a cui si aggiunge il 21% che lo fa almeno una volta alla settimana), seguita dalla Sicilia con il 14%. Esempi virtuosi sono il Trentino Alto Adige, in cui quasi la metà della popolazione butta il cibo meno spesso di una o due volte al mese (45%), e la Sardegna (43%). In media finiscono nella pattumiera circa 29 euro di prodotti alimentari al mese, ma con dei picchi che raggiungono i 43 euro in Abruzzo, i 37 in Liguria e i 35 in Lazio, contro i 15 euro della Sardegna e i 19 della Basilicata. Benché quasi la metà degli Italiani (49%) sia attento a comprare lo stretto necessario, il 46% compra un pò di più e un 5% molto più di quanto effettivamente serve. La regione più oculata negli acquisti appare l'Emilia Romagna, con un 65% della popolazione che si dichiara attenta a comprare solo lo stretto indispensabile, seguita dalla Calabria (60%) e dall'Umbria (59%). Al di sotto della media nazionale, tra le regioni meno attente a acquistare ciò che serve davvero Trentino Alto Adige, Basilicata e Abruzzo. Negli ultimi due anni tuttavia gli sprechi alimentari sono in calo: per il 64% degli italiani infatti gli sprechi nella propria famiglia sono diminuiti, contro un 28% che mantiene costanti i propri comportamenti. Per contro, per un residuo 8% gli sprechi alimentari sono aumentati. La ricerca viene resa nota alla vigilia anche dell'avvio del mese di sensibilizzazione e raccolta fondi legato a "Every One", la campagna di Save the Children per combattere la mortalità infantile. Ed emerge che quasi metà degli italiani non sa che un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecato e il 37% ignora che 2,3 milioni di bambini muoiono a causa della malnutrizione.
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