Mettiamola così: la prima donna in Italia alla guida del reparto più muscolare della polizia non è esattamente come te l'aspetti. Adriana Cammi ha un garbo fuori dal comune ed è capace di regalare sorrisi enormi con i quali si prepara a dirigere una truppa di soli uomini. Protagonista della rivoluzione annunciata da Franco Gabrielli nell'aprile scorso con lo storico ingresso delle donne nei reparti riservati ai maschi, sembra non curarsi troppo di questo primato. Modesta fino all'umiltà, pensa solo a mettersi subito al lavoro.

Sa che la chiamano the queen, la regina?

No, a giudicare dallo sguardo sbalordito, non lo sospettava nemmeno. Sgrana gli occhi verdi, ci pensa un po' su e si compiace quel tanto che basta. "Mi sembra comunque un apprezzamento".

Nata (in casa) a Quartu, nel 1963, due figli e una sfida senza precedenti in Italia.

Quanti agenti guiderà?

"Il reparto è composto da 150 uomini e due impiegate civili".

Come ci si sente a essere la prima in Italia a rivestire il suo ruolo?

"Sono molto lusingata ed emozionata perché è una grossa responsabilità anche nei confronti di tutte le altre colleghe".

La celere è la sezione più muscolare della polizia. Ha scelto lei di dirigerla?

"Diciamo che mi piace mettermi in gioco. A Cagliari c'era un avvicendamento naturale e ho cercato un incontro tra la mia disponibilità e il momento storico che l'amministrazione stava vivendo".

Qualcuno dei suoi colleghi avrebbe voluto il suo posto?

"Non lo so".

Il primo obiettivo come dirigente?

"Prendere conoscenza delle peculiarità dell'ufficio, diventare padrona della materia e cercare di dirigerlo al meglio".

Cosa significa per una donna fare ordine pubblico?

"Ha lo stesso significato che ha per un uomo. Non leggo questa differenza. Certo, è un contesto operativo imprevedibile con situazioni che evolvono continuamente".

Conta di più la testa o il fisico?

"Sicuramente la testa. Poi è chiaro che c'è una presenza fisica, ma quella possono averla anche le donne. Servono soprattutto doti strategiche, equilibrio, buon senso, capacità di organizzazione e tecnica".

Ha mai picchiato qualcuno?

"Per carattere sono più portata alla mediazione".

Mai avuto paura durante il servizio?

"No, forse è stata fortuna, ma non mi sono mai trovata in contesti simili".

Una donna può essere più forte di un uomo?

"Sì, tutto dipende dalle caratteristiche individuali".

Come si fa rispettare dai suoi sottoposti?

"All'inizio ero preoccupata dal fatto di avere un carattere docile e amichevole. Poi ho capito che con il sorriso e le buone maniere si ottiene di più che con atteggiamenti duri e autoritari. Penso di essere una brava persona".

Se non fosse riuscita a fare la poliziotta cosa avrebbe fatto?

"Avrei studiato per il concorso in magistratura".

Il momento più difficile della sua carriera?

"Non ho un ricordo particolarmente difficile. Ci sono tanti momenti in cui ti capitano delle cose che ti mettono alla prova".

Quindi non ha mai pensato di mollare?

"Mai".

Come si concilia il suo ruolo con quello di madre?

"È un lavoro impegnativo, come tanti altri. Faccio come tutte le donne che gestiscono una famiglia. Forse è solo un pochino più difficile rispetto ai maschi, ma si può fare grazie alla forza che i figli ti trasmettono".

Dopo cosa farà?

"Preferisco darmi un obiettivo alla volta. Ora devo concentrarmi su questo".

Ha mai detto no a un superiore?

"Non dico mai dei no netti. Quando non sono d'accordo cerco di convincere gli altri e, normalmente, ci riesco".

Ha mai rifiutato di eseguire un ordine che non condivideva?

"Diciamo che l'ordine legittimo deve essere comunque eseguito".

Mariella Careddu

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