Continua la battaglia dei sardi per l'inserimento del principio di insularità nella Costituzione.

Oggi si è svolto un incontro all'autogrill Q8 lunga la Sassari-Olbia, in località Su Canale, promosso dal Comitato che segue la questione insularità.

"Siamo stanchi - spiegano - di ricevere dallo Stato elemosine e assistenzialismo, che generano rassegnazione, servitù e clientelismo. I sardi chiedono pari opportunità con tutti gli altri cittadini italiani. I sardi vogliono competere ad armi pari per poter dimostrare quanto valgono. Vogliamo che tutti i sardi imparino a combattere quotidianamente per i loro diritti, senza aspettare miracoli che non arriveranno mai".

La richiesta, unanime, è stata quella di misurare e compensare "gli svantaggi che derivano dall'insularità. Alcuni sono facilmente intuitivi. Senza continuità territoriale per le persone e per le merci è difficile pensare a una economia che riesca ad essere competitiva. Se i costi per l'energia restano superiori a quelli del resto d'Italia e d'Europa è impossibile che le attività di impresa possano essere economicamente sostenibili".

Discorso simile per quanto riguarda le infrastrutture: "Se le nostre infrastrutture immateriali, la scuola, la cultura, la conoscenza, l'alta formazione restano deboli, è conseguentemente debole la nostra società - proseguono i responsabili del Comitato -. Ancora più drammatico è il discorso sulle infrastrutture materiali: se mancano i porti, gli aeroporti, le strade, le ferrovie, le comunicazioni interne, è evidente che qualsiasi territorio è chiamato a pagare costi insostenibili".

Treni e strade? "La velocità di percorrenza dei treni sardi è tale da scoraggiare qualsiasi trasporto su binario. Ne consegue che in Sardegna i trasporti viaggiano quasi tutti su gommato, causando un sovraccarico di lavoro insostenibile per il sistema viario stradale. Ma il sistema viario stradale sardo è all'altezza di gestire questi traffici straordinari? Qual è in nostro indice di infrastrutturazione sul trasporto stradale rispetto al resto dell'Italia? Abbiamo un numero sufficiente di collegamenti interni stradali? Qual è l'entità degli investimenti previsti per il futuro dallo Stato? Qual è la quota parte di questi investimenti destinata alla Sardegna? Abbiamo cercato di dare risposte tecniche, con numeri chiari e indiscutibili alle nostre domande. Non per iniziare la solita partita di richieste e rivendicazioni nei confronti dello Stato. Ma per dire ancora una volta, che i sardi hanno diritto a un futuro che sia alla pari con tutti gli altri cittadini italiani".

L'insularità, insomma, "non è un problema degli italiani che vivono nelle isole, ma è un problema dell'intera comunità nazionale. È per questo che stiamo raccogliendo in tutta Italia le firme per il riconoscimento costituzionale del principio di Insularità. Il tempo delle elemosine è finito".

Sono stati poi elencati alcuni dati: "Secondo uno studio fatto nella scorsa legislatura dalla Commissione della Camera dei Deputati che si occupa di Lavori Pubblici e di Infrastrutture relativo al decennio 2000-2010, la Repubblica è stata piuttosto matrigna nei confronti della nostra Isola. In sintesi, lo Stato ha speso quasi 1.2 milioni per chilometro quadrato come media nazionale ma in Sardegna ha speso circa il 20% di quella somma, 230.000 euro. Pertanto non sorprende che anche per il futuro la programmazione pubblica preveda ben poco per l’Isola nonostante il sistema viabilistico sia, per una terra così estesa e al contempo sottopopolata, l’unico strumento di accesso alle aree interne che spesso si sentono (e sono) abbandonate dal resto della collettività".

Inoltre, "all’interno del piano di investimenti prioritari del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che si pone l’obiettivo di 'dotare il Paese di un sistema infrastrutturale moderno ed efficiente (...) con l’obiettivo di garantire la piena mobilità (di persone e merci) e l’accessibilità all’Europa di tutte le aree del territorio nazionale (...)', la Sardegna ricopre un ruolo totalmente secondario. Tra le opere viabilistiche prioritarie previste all’interno del Documento di Economia e Finanza del 2018, dal costo complessivo di circa 40,4 miliardi di euro di cui circa 30,4 miliardi finanziati, solo 504 milioni di euro sono stati stanziati per la Sardegna. Cifra che rappresenta appena l’1,6% dei fondi disponibili. L’opera riguarda l’adeguamento, la messa in sicurezza e la risoluzione dei nodi critici della SS131 e Diramazione Centrale Nuorese con il completamento dell’itinerario Sassari–Olbia, un intervento davvero modesto - conclude il Comitato - se confrontato con infrastrutture avveniristiche quando non ridondanti previste nelle altre Regioni".

(Unioneonline/s.s.)

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