Difficile parlare di fortuna se a 20 anni appena compiuti sei stato aggredito, nell'ordine, da un serpente a sonagli, un orso e uno squalo. Ma se dopo la terza aggressione sei ancora vivo e vegeto, e senza danni permanenti, vuol dire che la buona sorte è con te.

È il caso di Dylan McWilliams, giovane del Colorado che dall'età di tre anni ha iniziato a masticare i primi rudimenti di tecniche di sopravvivenza. Insegnante era suo nonno, e da allora è nato un amore per la vita all'aria aperta che lo ha portato a girare in lungo e in largo Canada e Stati Uniti, finanziandosi con lavoretti sempre a contatto con la natura.

La prima aggressione risale al 2015. Durante un'escursione nello Utah Dylan è stato attaccato da un serpente a sonagli, che per sua fortuna gli ha dato un solo morso secco, con neanche tanto veleno. "Pensavo di aver preso a calci un cactus ma non ne vedevo, poi ho visto un serpente a sonagli tutto arrotolato", ha raccontato il giovane alla Bbc, dicendo che se l'è cavata stando un paio di giorni in casa.

La seconda è del luglio scorso: stava tenendo un corso sulla sopravvivenza in un campeggio del Colorado quando, alle 4 del mattino, mentre dormiva all'aperto, si è risvegliato con la testa tra le fauci di un orso bruno. "Mi aveva afferrato dalla parte posteriore della testa, e io l'ho colpito all'occhio tante volte, fino a quando non mi ha lasciato andare", è la descrizione della seconda disavventura. Poi, mollata la testa anche in seguito al risveglio degli amici di Dylan, l'orso - un esemplare da 136 chilogrammi - ha calpestato il giovane e si è allontanato. Le autorità del parco lo hanno trovato il mattino successivo e, una volta confermato che sotto i suoi artigli c'era il sangue di Dylan, lo hanno abbattuto. In quell'occasione il 20enne se l'è cavata con nove punti alla testa, cicatrici e un lieve dolore che ancora si fa sentire, ma di certo non lo ha dissuaso dal continuare la sua vita spericolata.

L'ultimo episodio giovedì scorso. Dylan stava surfando sulle onde del Pacifico, nell'isola di Kauai, quando si è sentito colpire alla gamba e si è accorto di avere uno squalo tigre di circa due metri sotto di sé: "Ho iniziato a prenderlo a calci, l'ho colpito almeno una volta, e a nuotare il più velocemente possibile fino a riva: vedevo una grande scia di sangue dietro di me, non sapevo se avevo perso metà gamba o cosa". E invece anche questa volta se l'è cavata con otto punti di sutura. I segni dei denti del pesce sono ben visibili sulla sua gamba, ma Dylan è vivo e vegeto, non ha perso l'arto e potrà tornare presto alle sue escursioni.

"NON È COLPA DEGLI ANIMALI" - "È una cosa folle, ho fortuna nell'uscire da situazioni sfortunate", ha commentato Dylan ai microfoni della Bbc. Il giovane non dà la colpa agli animali, che ha sempre amato: "Dobbiamo rispettare i loro confini. Io non penso di averli invasi o di aver provocato gli attacchi, ma non incolpo nè l'orso, nè lo squalo nè il serpente a sonagli. Ero al posto sbagliato nel momento sbagliato". E sul suo futuro non ha dubbi: "Spero di guarire presto e tornare al surf, a fare escursioni e a nuotare nell'Oceano".

(Unioneonline/L)
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