Il tribunale del lavoro di Torino ha respinto il ricorso, primo del genere in Italia, dei sei fattorini Foodora che avevano intentato una causa civile contro la società tedesca di food delivery per contestare l'improvvisa interruzione del rapporto di lavoro dopo le proteste in cui i lavoratori chiedevano un miglioramento delle condizioni economiche e contrattuali.

Un ricorso che, secondo il tribunale, non ha motivo di esistere perché i rider sono lavoratori autonomi, non legati da alcun rapporto subordinato con l'azienda.

Inutile il tentativo dei legali dei rider di dimostrare - conversazioni via chat alla mano - che "lo schema organizzativo del servizio era unilateralmente disposto dal datore di lavoro, pertanto il lavoratore era totalmente assoggettato al potere organizzativo dell'azienda che escludeva qualsiasi autonomia".

Insomma, spiega il legale, "o si sceglieva di seguire le indicazioni date o non si lavorava". La difesa aveva chiesto il reintegro e un risarcimento da 20mila euro: "L'azienda aveva il pieno controllo dello strumento di lavoro, ogni loro movimento era tracciato come se avessero un braccialetto elettronico, ed erano dotati di abbigliamento brandizzato, un rapporto di lavoro del genere non può che essere di natura subordinata".

Gli avvocati dopo la lettura della sentenza hanno lanciato l'allarme: "Se questo lavoro viene ritenuto illegittimo si espanderà".

Si è detto "soddisfatto" invece il legale di Foodora, che in Tribunale aveva ribadito come i sei avessero prestato un'attività "estremamente diversificata quanto a ore giornaliere, settimanali e mensili, al punto che mancherebbe l'oggetto stesso del rapporto di lavoro subordinato che deve avere delle specifiche obbligazioni".

(Unioneonline/L)
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