Il Brasile piange Marielle Franco, 38enne attivista dei diritti umani uccisa a colpi di pistola nella notte tra mercoledì e giovedì a Rio de Janeiro insieme al suo autista, Anderson Pedro Gomes.

Insieme alle due vittime nella vettura viaggiava anche la sua assistente, Fernanda Chaves, rimasta illesa nell'attacco, la cui dinamica ricorda quella di un'esecuzione.

Consigliere comunale nella città brasiliana, eletta nelle fila del Partito Socialismo e Libertà (Psol), l'attivista era nata e cresciuta nella favela di Maré e due settimane fa era diventata presidente della commissione municipale creata per vigilare sugli interventi militari nella città.

Più volte Marielle aveva denunciato l’operato illegale delle forze di polizia all'interno delle zone più povere di Rio.

Amava definirsi, con orgoglio, "nera, lesbica e attivista politica, madre a 19 anni e femminista".

"L'omicidio mirato di Marielle è un ulteriore esempio di quanto sia pericoloso difendere i diritti umani in Brasile. Marielle difendeva tenacemente i diritti delle donne e dei giovani neri delle favelas e altre comunità emarginate ed era anche nota per le sue denunce sulle esecuzioni extragiudiziali", ha scritto in una nota Amnesty International.

L'associazione ha chiesto alle autorità brasiliane di "garantire un'inchiesta immediata, esaustiva e imparziale su questo tragico omicidio e portare i colpevoli di fronte alla giustizia".

(Unioneonline/F)
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