"Comprendiamo che le mafie possano condizionare il libero voto degli italiani: è per questo che su questi temi non ci può essere silenzio in campagna elettorale, e vedo troppo silenzio".

Così il ministro dell'Interno Marco Minniti, a una decina di giorni dal voto del 4 marzo, lancia l'allarme del condizionamento mafioso sulla competizione elettorale.

Lo fa dal Senato, durante la presentazione della relazione finale della commissione parlamentare antimafia: "Se vogliamo affrontare il nodo delle mafie dobbiamo sapere che sono differenti dalle altre organizzazioni criminali perché sono in grado di condizionare le istituzioni e la politica: rompere i legami è un aspetto cruciale".

"Abbiamo dovuto affrontare una doppia minaccia, da un lato quella terroristica, ma dall'altro siamo riusciti a tenere alta la sfida - senza mai abbassare la guardia - della lotta alle mafie sui territori, e possiamo presentarci oggi con un patrimonio di risultati particolarmente importanti", aggiunge, citando la legge antiriciclaggio e il codice antimafia.

LA RELAZIONE - La relazione della commissione presieduta da Rosi Bindi parla di "presenza pervasiva dei clan nel tessuto produttivo delle aree più dinamiche e ricche del Paese, con una particolare intensità in Lombardia", ricorda "gli episodi di corruttibilità in seno alla pubblica amministrazione e alla politica, e gli atteggiamenti di sottovalutazione e rimozione" che favoriscono le mafie.

L'organizzazione "più ricca, agguerrita e potente" è la 'ndrangheta, "leader mondiale del traffico di stupefacenti". "Forte e dinamica" anche la camorra, mentre Cosa Nostra mostra "straordinaria capacità di rigenerazione" e la morte di Riina non l'ha certo indebolita. Capitolo a parte per le mafie pugliesi, in particolare i clan del Foggiano e del Gargano, che si caratterizzano per la loro "ferocia".

(Unioneonline/L)
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