Federica Squarise, di San Giorgio delle Pertiche (Padova), aveva 23 anni quando il 30 giugno del 2008 fu violentata e strangolata in Spagna, a Lloret de Mar, dove si trovava in vacanza. All'epoca della sua scomparsa si pensò a un allontanamento volontario ma, sette giorni dopo, il corpo fu trovato in un parco, poco distante dal centro della cittadina spagnola.

A stringerle le mani intorno al collo fino a ucciderla fu Victor Diaz Silva, barista uruguayano di 39 anni: il "Gordo", questo il suo soprannome, condannato in via definitiva dai giudici spagnoli a 17 anni e nove mesi per omicidio doloso e stupro.

A dieci anni da quel delitto potrebbe venire rimesso in libertà per un permesso premio, come previsto dal codice penale spagnolo.

L'AVVOCATO USAI - "Non ci sono le condizioni - dice a L'Unione Sarda Agnese Usai, il legale, di Quartu Sant'Elena, che vive a Padova e difende la famiglia Squarise sin dall'inizio del processo - quando il Gordo è stato arrestato stava scappando. Certo, poi ha collaborato, ma se non fosse stato catturato si sarebbe consegnato?".

Silva, dice l'avvocato Usai, "non ha nessun legame con la Spagna: quel giugno 2008 - all'epoca aveva 27 anni - era arrivato in Spagna da pochissimi giorni, clandestinamente, era come un fantasma, e aveva trovato lavoro nel bar in cui ha conosciuto Federica. Potrebbe quindi essere rimpatriato in Uruguay, e tornare in libertà. Chi può riprendersi in casa un assassino e uno stupratore? Solo una madre, forse".

I RISARCIMENTI - Il capitolo risarcimenti, poi, è stata l'ennesima beffa per la famiglia Squarise. La sentenza aveva previsto un risarcimento di 250mila euro totali (80mila per il padre, Ruggero Squarise, 80mila per la madre, Mariagrazia Cherubin, e 30mila per ciascuno dei tre fratelli di Federica).

Denaro che non è mai arrivato, perché la famiglia ha un reddito superiore ai 7mila euro annui: "La Spagna, ponendo dei paletti legati al reddito e vedendo i risarcimenti come un aiuto sociale, scavalca in modo indecoroso una direttiva europea".

Purtroppo, conclude Usai, la famiglia non ha alcun potere sul tribunale di vigilanza, e a loro non è rimasto che inviare una lettera ai giudici spagnoli: "Vogliamo solo - dice la Usai - che pensino bene a quello che fanno e applichino in modo rigoroso la legge. Che permessi premio vanno a una persona come il Gordo?".

Angelica D'Errico

(Unioneonline)
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