L'operazione "Sardinia Job" della Guardia di finanza di Pordenone ha portato alla scoperta di oltre mille posizioni lavorative irregolari, legate al cosiddetto fenomeno del "caporalato", e a 59 persone indagate.

Un vero e proprio sodalizio criminale che aveva base logistica in Sardegna: era in provincia di Sassari infatti la sede di ben 13 società che fornivano manodopera, ma nessuno delle centinaia di lavoratori impiegati aveva interessi economici legati all'Isola.

I reati ipotizzati sono quelli di associazione per delinquere e quelli legati alle norme tributarie e al riciclaggio.

Lo schema criminale - che le Fiamme gialle definiscono "di assoluto spessore e pericolosità sociale" considerato i volumi, le dimensione geografiche e il numero dei soggetti coinvolti - prevedeva che una serie di aziende fornissero, con il ruolo di intermediatori, manodopera per imprese manufatturiere del Nord Italia.

Le indagini hanno consentito di accertare come la realtà fosse costituita da dissimulati rapporti di appalto/subappalto con società che avevano un minimo capitale sociale e che sembravano esistere più su un piano formale che sostanziale.

Intestate a prestanomi, su di esse convergevano obblighi fiscali e contributivi della manodopera impiegata: quest'ultima appariva sul piano formale assunta e dipendente dalle imprese invece che da quelle che realmente la utilizzavano.

Inoltre, i rapporti tra i committenti e le società appaltatrici erano creati solo per "interporsi" fra il personale e le aziende, tanto che le fatture emesse giustificavano il costo per il mero impiego della manodopera facendola ricondurre a fittizie prestazioni di servizio.

I dipendenti risultavano quindi occupati ma senza regolarizzazione contributiva e assicurativa.

Le posizioni lavorative risultate non in regola sono 1.057, le fatture per operazioni inesistenti ammontano a 21 milioni di euro, mentre il provvedimento di sequestro preventivo riguarda beni per 3.978.000 euro (compresa una Porsche 911 versione 993 e una Bmw 650i) nei confronti della persona ritenuta il promotore degli illeciti.

Quest'ultimo, durante la perquisizione domiciliare in provincia di Pordenone, è stato trovato in possesso di 55mila euro in contanti, in gran parte in banconote da 500 e 200 euro, nascosti sotto il ripiano di una scrivania.

(Unioneonline/s.s.)
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