Mattina in Campidoglio, a Roma, dedicata al summit internazionale "Acqua e clima, i grandi fiumi del mondo si incontrano".

Un'iniziativa che da oggi e fino a mercoledì 25, su impulso del ministero dell'Ambiente, chiama a raccolta i responsabili dei fiumi e dei laghi più importanti al mondo (Mississippi, Rio delle Amazzoni, Mekong, Congo, Volga , Danubio e lago Tanganika) che per la prima volta si incontrano per tracciare una strategia comune sull'acqua e sui cambiamenti climatici.

Su questo, sarà creata una piattaforma di cooperazione tra organismi internazionali, istituzioni, imprese, banche e cittadini per facilitare lo scambio di buone pratiche e migliorare la gestione delle risorse idriche.

A parlare è stato chiamato anche il primo ministro italiano Paolo Gentiloni, il cui intervento è in agenda insieme a quelli del sindaco Virginia Raggi e del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.

E a proposito di clima, Gentiloni ha affermato che "gli accordi Parigi sono importantissimi e non si devono fare passi indietro". E poi: "Ci auguriamo che anche i nostri amici americani tornino sulle loro decisioni", accennando alle intenzioni dell'amministrazione Usa di Donald Trump di ridiscutere gli obiettivi raggiunti nella capitale francese.

Gli accordi presi il 12 dicembre 2015 - ha aggiunto il premier - "sappiamo non essere sufficienti, perché necessitano di una continua attività di attuazione per fronteggiare il cambiamento climatico".

Quanto alle risorse idriche, sempre più minacciate proprio dai cambiamenti climatici globali, Gentiloni ha detto: "Investire sui sitemi dell'acqua e sulla qualità delle reti idriche vuol dire investire nella sicurezza dei nostri concittadini. Si parla tanto di green economy e giustamente. Se c'è un settore in cui l'economia dell'ambiente può produrre dei risultati importanti è il settore delle rinnovabili e della sicurezza idrica".

Sicurezza idrica che passa dalla registrazione di un dato, e cioè l'evidenziare come la scarsità d'acqua come "una delle grandi questioni ambientali globali, un problema che 20, 30 anni fa era più acuto ma è ancora aperto. Ora 800 milioni di persone non hanno accesso diretto all'acqua potabile".

(Redazione Online/m.c.)
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